Storia del Pilastro

Imbrattato il monumento alle vittime della Uno bianca

Piazza LippariniIl monumento ai tre carabinieri uccisi dalla banda dei fratelli Savi, in Piazza Lipparini, è stato imbrattato con la scritta “O noi o loro, Uno Bianca“.Sdegno e solidarietà ai familiari sono stati espressi dal sindaco di Bologna Virginio Merola, dal presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini e dalle presidenti del Consiglio Comunale Simona Lembi e dell’Assemblea Legislativa Simonetta Saliera.

La strage compiuta dai poliziotti assassini ha segnato profondamente il Pilastro, legato al ricordo delle giovani vittime. Per ricostruire i contorni di quell’assassinio abbiano utilizzato come fonte Misteri d’Italia, un archivio storico giornalistico on line interamente dedicato alle vicende più oscure della storia dell’Italia repubblicana.

lapide strage Pilastro imbrattata
La sera del 4 gennaio 1991, una sera di nebbia,  Mauro Mitilini, Andrea Moneta e Otello Stefanini stavano pattugliando il Pilastro, a bordo di una Uno blu di servizio. Proteggevano in particolare le scuole Romagnoli, in cui avevano trovato ricovero 300 stranieri, obiettivo di un attacco razzista a colpi di molotov nel settembre dell’anno precedente. Quando mancavano pochi minuti alle 22, l’auto dei tre giovani Carabinieri stava percorrendo Via Casini. All’altezza di Via Negri scattava l’agguato dei tre uomini a volto scoperto sulla Uno bianca: la prima scarica di colpi partiva verso l’auto blu, che finiva la sua corsa molto più avanti, all’imbocco di Piazza Lipparini, contro un cassonetto. Il volume di fuoco da cui fu investita fu enorme, colpita da ogni lato dalle pallottole.

Le confessioni di Roberto, Fabio e Alberto Savi concordarono nella sostanza, pur con alcune differenze, ma non spiegarono il perchè dell’accanimento che li portò a colpire ancora Mitilini e Moneta, ormai riversi fuori dall’auto e agonizzanti. Nelle confessioni dei Savi, la prima raffica contro i giovani carabinieri venne fatta partire perchè, dopo aver incrociato causalmente la pattuglia, i tre temevano di essere fermati e riconosciuti a bordo della maledetta Uno bianca.

Diverse le false piste imboccate dagli inquirenti dopo la strage:  una nota del Sisde, il servizio segreto civile, a pochi giorni dalla strage, suggeriva di dare la caccia a “sei zingari di origine slava” legati al traffico di droga, senza indicarne i nomi. Un mese dopo si parlava di una spedizione punitiva contro l’Arma dei Carabinieri,  per aver portato a termine un’operazione anti droga in Lombardia.
Per conoscere la verità, si dovette aspettare la confessione della banda dei poliziotti durante il processo, nel 1994.

Ecco il comunicato congiunto di ieri del Sindaco di Bologna Merola e di  Simona Lembi:
“Esprimiamo piena solidarietà all’Arma dei Carabinieri, ai familiari di Mauro Mitilini, Andrea Moneta e Otello Stefanini e alla Presidente dell’Associazione Vittime della Uno bianca per il gesto vile e codardo che ha visto imbrattato il monumento alla memoria dei carabinieri uccisi dalla banda della Uno bianca al Pilastro. Sono questi gesti indegni cui la comunità bolognese reagirà sempre, forte della memoria del sacrificio dei carabinieri caduti per la barbarie della banda della Uno bianca. Ai familiari delle vittime e ai militari rinnoviamo la vicinanza e la solidarietà nostra e del Consiglio Comunale.

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