Abitare il PilastroCultura

Un presepe napoletano artistico

Nella chiesa del Pilastro c’è in mostra un presepio che ha una storia molto bella da raccontare…

Sono appassionata di presepi. Da sempre, se posso, cerco di visitare quelli più significativi. Quando è arrivata alla redazione la notizia che l’autore del presepio della chiesa di S. Caterina al Pilastro era disponibile a presentarlo ed illustrarlo, mi sono candidata.
Ho incontrato Lino in fondo alla grande navata della Chiesa: il presepio occupa l’angolo destro a lato dell’altare. Mi sono avvicinata per leggere le «pergamene antiche» appese al muro del corridoio per invitare le persone a riflettere, quasi stazioni di via Crucis, prima di avvicinarsi.
Lino è di origine napoletana, anche se da tanti anni vive al Pilastro e mi ha raccontato come gli fosse stata tramandata, fin da bambino, la tradizione del presepio dal padre e dal nonno.  L’impianto, infatti, è quello del presepio Cuciniello, ambientato nella Napoli del ‘700 ed esposto al Museo Nazionale di  S. Martino, con la Natività decentrata e il risalto lasciato al brulichio delle strade piene di vita e di gente. Al centro, proprio nel percorso che conduce dalla porta della città alla stalla, si allarga la piazzetta con  il mercato e le cassette di frutta e verdura e l’osteria con la locanda.
Solo una decina d’anni fa, Lino iniziò a fare il presepio: le case, le mura, i torrioni, le strade, le colline. Per tre anni, su tre tavole giustapposte in una stanza di casa, ha lavorato utilizzando materiali di recupero, soprattutto polistirolo, con una manualità ed abilità artigianale che non ti aspetti da un ex impiegato, oggi docente di informatica. La realizzazione ha portato a sintesi le varie esperienze che Lino faceva: il torrione dalla cui balconata Erode dà ordine al Capitano delle guardie di costringere i Magi a rivelare dove hanno trovato il re dei Giudei, mi risulta stranamente familiare. Lino lo prende in mano e mi fa vedere che ha lavorato la scatola di polistirolo con il pirografo con bruciature che hanno prodotto l’effetto muro antico, con merli e mattoni rilevati in modo che ricordasse Porta  Saragozza, così come ha visto nei presepi di Dimitrov. Il realismo è accentuato da una bruciatura tipo fulmine: bellissimo.presepe-28_23761339066_o
Mi fa notare che le tegole delle case sono ricavate dalla carta ondulata delle fette biscottate, così come le persiane di alcune finestre; e poi l’acqua e le montagne intagliate nel polistirolo e altri particolari che lascio a voi scoprire quando andrete a visitarlo.
Gran parte delle statuine provengono da Napoli, da via san Gregorio Armeno, ma mi ricorda che le scene di movimento sono proprie della produzione della Moranduzzo, ditta fiorentina che ha commercializzato le statue create dallo scultore Martino Landi.
Ecco seduta al tavolo dell’osteria, una donna che mentre mangia, guarda un gattino che gioca poco lontano. Appartate, nel cortile  di una strada cieca, una vecchia continua a filare mentre la vicina, lasciato il lavoro sulla panca, sta ascoltando le chiacchiere di un altro gruppo di popolani che si riposa all’ombra del giardino dietro al muretto. Mi avvicino, girando intorno al presepio per cambiare prospettiva, e noto tanti particolari non tradizionali: la locanda è tutta illuminata, perciò è al completo e alcuni viandanti stanno riposando sulla terrazza. E’ già buio e uno di essi si è portato una pecora per scaldarsi nella notte di dicembre; invece il vasaio, qualche strada più in là, è ancora in attività con decine di vasi esposti sulle assi del laboratorio e la strada brulica di presenze intorno alla porta presidiata dai soldati, da cui è appena passato il pastore con il suo gregge, ben governato dal cane. Anche in primo piano molte statuine sono di spalle; non è una recita, «è il movimento vero della scena»: mi fa notare Lino con orgoglio.

Mi perdo a guardare un vecchio piegato, gli asini, la cicogna sul camino (mi racconta che l’ha comprata a Strasburgo) mille particolari del racconto del Natale.
E infine, anche se è qui nell’angolo più vicino all’altare, la stalla con la Natività. Non ci sono angeli, non c’è stella cometa, ma i Magi sono già arrivati. Lino mi mostra che c’è una porta in fondo alla stalla che immette in un sentiero che porta alla montagna: lì davanti, la levatrice sta riponendo i suoi attrezzi e aspetta. Sarà lei ad indicare ai Magi la strada per evitare  le guardie di Erode per salvare la vita a quel bimbo mediorientale che stava fuggendo dalla strage degli innocenti.

Un consiglio a tutti voi che avete la pazienza di leggermi anche a Natale: andatelo a vedere, è davvero un bel presepe.
Grazie Lino!

Testo Claudia Boattini
Foto Lino Bertone

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