Associazioni e comunità

Bellezza e libertà: laboratorio di ludopedagogia con Ariel Castelo

c scambioAbbiamo chiesto ad Irene Spadaro, blogger bolognese iscritta al laboratorio Finestra sulla bellezza alcune considerazioni sull’incontro organizzato dalle “Barbe della Gioconda” che si è tenuto a fine maggio al Circolo la Fattoria del Pilastro. Volevamo riportarvi una diversa sensibilità rispetto al “giornalista di strada” che cerca di comunicare un evento importante del nostro territorio….

Finestra sulla bellezza”. Per quanto ariosa e ben esposta ad un panorama entusiasmante, la finestra ti lascia per sua connotazione sempre spettatore di qualcosa.

a IreneLe Barbe della Gioconda con l’incontro tenutosi al Circolo la Fattoria il 31 maggio, con la presenza del fondatore della ludopedagogia, l’uruguaiano Ariel Castelo, stravolgono con il gioco della ludopedagogia l’assetto prospettico della finestra, a partire dal modo di presentarsi al gruppo descrivendosi con una o più affinità con un fiore, così da non rispondere con l’ordinaria sequela di dati anagrafici o curriculum per condividere la propria porzione di bellezza.

Il gioco ci connette al nostro fanciullino, scavalca tutte le spiegazioni mentali necessarie per sedurre l’altro, ottenere approvazione, ecc. Il gioco è una cosa seria da vivere ridendo. Momenti di introspezione su fogli di carta che, una volta appallottolati, diventano palline per giocare come bambini distillatori di essenze, sogni e prospettive. Un incontro edificante, una carezza di primavera su germogli e boccioli che a dei passanti non coinvolti potevano apparire solo come persone convocate per una festa.

Quando pensi che la bellezza, la gioia e l’amore siano uscite dalla porta, ascolta quei sassolini lanciati contro la finestra, affacciati alla bellezza, sii tu il tuo orizzonte di infinito.

Irene Spadaro

Per fornire ulteriori informazioni, eccovi la cronaca.

“Le Barbe della Gioconda” è un’Associazione nata una decina di anni fa per promuovere il metodo della ludopedagogia, inventata dai “Barbas” uruguaiani durante la dittatura degli anni ’80 del secolo scorso. Ariel Castelo, uno dei fondatori e direttore del Centro di ricerca internazionale sul Gioco di Montevideo, La Mancha, è in missione in Italia per gestire alcuni Seminari-laboratori; insieme a lui, “Finestra sulla Bellezza” è stato gestito da Isadora Bergami, bolognese e formatrice junior di ludopedagogia, titolare della parte di progetto “Educopoli” del Circolo La Fattoria, finalizzato alla costruzione di giochi giganti, coinvolgendo alcune donne carcerate.

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Il Seminario-laboratorio si è svolto nella sala Vetri del Circolo La Fattoria. Sono quasi le sette di sera quando gli iscritti iniziano a raccogliersi intorno all’ingresso della sala. Sono una ventina di donne ed un unico uomo, ma, invece che essere invitate ad entrare ricevono il primo compito da svolgere: ognuna è sollecitata a creare con materiali poveri, una cornice che raccolga intrecci di fili colorati rappresentativi dei tre episodi più belli della propria vita. Sparse nel prato e sulle panchine nella luce dorata dello splendido tramonto che maggio regala al Pilastro, le partecipanti, alcune in ritardo e trafelate dopo la giornata di lavoro, entrano in una differente dimensione di riflessione e di paziente uso delle mani. Le “creazioni” rimarranno appese per quasi tutta la durata del laboratorio, mentre la musica, il ballo, i giochi di uso del corpo, i vicini di “banco” che cambiano e di cui ricordi il nome, nello scorrere del tempo insieme, aiutano ad alimentare la fiducia in sé, la consapevolezza del proprio limite, e l’empatia con chi ti affianca nel gioco.

Identità. La parola usata da una delle partecipanti nel feedback finale. Molto del lavoro dei facilitatori gioca e fa giocare con questo: con il linguaggio del fiore, col disegno, con la leggerezza di domande profonde che lasciano aperto lo spiraglio dell’ironia, con il gioco di mostrare oggetti intimi, per lasciarsi (s)coprire, da chi nel gioco, ti ha mostrato la via.

Felice. Libera. Altre testimonianze di ragazze. Dopo il brindisi finale, le parole e i sorrisi esprimono stupore e  soddisfazione per la bella serata, possibile solo perché autofinanziata.

Peccato che io sia l’unica “pilastrina” presente, ma so che molto spesso le innovazioni che nascono qui ci mettono molto tempo a trovare qui altri adepti.

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