Periferie in rete

Periferie in rete: San Berillo Web Serie Doc – A Catania, una periferia al centro

san berillo web serie doc

Da Roma, ci spostiamo a Catania per il resoconto di un’altra esperienza di rigenerazione urbana e partecipazione civica, da una periferia particolare, che in realtà si trova nel centro storico della città siciliana. Maria Arena è una regista che negli ultimi mesi sta lavorando ad un progetto di comunicazione su un territorio con una storia e fama particolare, come il Pilastro, San Berillo. tra poco on line troverete la prima puntata di “San Berillo web serie doc”.

Abbiamo intervistato Maria Arena:
Redazione Pilastro 2016: Come e da dove nasce l’idea di “San Berillo web serie doc?”
Maria Arena: San Berillo web serie doc è una web serie documentaristica realizzata all’interno del laboratorio di documentazione audiovisiva che tengo nel quartiere San Berillo di Catania dal marzo 2016. Sia il laboratorio che la web serie avranno durata triennale.

E’ un progetto culturale che ho proposto all’interno delle attività dell’associazione Trame di Quartiere, vincitore del concorso di idee Boom! Polmoni Urbani 2015. La web serie uscirà in rete a partire dall’autunno 2016, ha per obiettivo la documentazione di aspetti e storie legate al vissuto del quartiere San Berillo di Catania, vittima di una delle più gravi operazioni urbanistiche di sventramento avvenute in Italia nel secondo dopoguerra e, da allora, ghettizzato e lasciato all’incuria. La web serie si propone quale occasione d’incontro fra diverse esperienze e diversi saperi interni ed esterni al quartiere, tra le esigenze di chi vi abita e lavora da decenni, i cittadini catanesi, le comunità migranti, le sex workers, le nuove realtà artistiche e sociali, gli urbanisti dei vari piani di recupero, i proprietari delle case abbandonate…

R.P: Perchè proprio il quartiere San Berillo?
M.A: Il laboratorio e la web serie sono strettamente legati al progetto di rigenerazione urbana promosso da Trame di Quartiere. San Berillo è un quartiere emblematico , un luogo importante dove porsi domande e progettare interventi partecipati di rigenerazione urbana. In merito alla funzione della web serie l’obiettivo è far parlare il quartiere ma anche le istituzioni, più che parlare del quartiere. La web serie è anche un modo per far circolare i diversi punti di vista e le informazioni del e sul quartiere in modo da proporre un incontro e uno scambio spesso difficile tra le diverse realtà coinvolte.

R.P: Perché è importante raccontare un quartiere e quanto è importante il racconto di chi ci abita?
M.A: Il punto di vista degli abitanti del quartiere è importante per immaginare un futuro, anche in campo urbanistico finalmente si parla di urbanistica ‘partecipata’. Spesso però è difficile attivare l’immaginazione delle persone che abitano in un quartiere a rischio di crollo, molti non credono che sia possibile una rigenerazione che includa le categorie sociali deboli.
La web serie raccoglie e consegna testimonianze dal basso e dall’alto per mostrare che sono molteplici le realtà coinvolte e che San Berillo è un quartiere fatto non solo di pietre ma anche di persone di cui tenere conto. Questo vale anche per i proprietari degli immobili, molti di loro ad esempio non solo hanno lasciato all’incuria gli immobili ma non sanno nemmeno che potrebbero esserci degli incentivi per ristrutturare. La web serie vuole parlare anche di questo, far circolare informazioni aggiornate su e per chi abita, chi possiede immobili, chi ha progetti culturali, artistici e commerciali. Anche parlare della legge sulla prostituzione rientra tra gli argomenti della web serie, crediamo che proprio in questo luogo le istituzioni dovrebbero riflettere, si fa presto a misconoscere una realtà che se oggi è anche a San Berillo, domani, tolta da qui, si unirebbe alle folle sulle tangenziali. E’ questo l’unico modo di risolvere la questione?

R.P: Quanto corrisponde il pregiudizio e le idee che le persone che non abitano San Berillo hanno su questa zona della città con la percezione di chi vive qui?
M.A: A Catania, di San Berillo in realtà si sa molto poco, il quartiere viene liquidato con le solite etichette relative al degrado, anche su ciò la web serie vuole colmare lacune.

R.P: Chi sono le persone che partecipano a questo progetto di comunicazione audiovisiva?
M.A: I partecipanti al laboratorio sono 21 giovani tra i venti e i trent’anni che vivono a Catania. Molti di loro non erano mai entrati a San Berillo e ciò ha una sostanziale importanza in quanto il loro personale processo di conoscenza del quartiere, al di là delle etichette, determina anche il modo in cui i contenuti vengono trasmessi. Loro sono i portatori di un messaggio e di domande che nascono dalla personale esperienza di frequentazione, ricerca e studio del quartiere. Le domande stimolano il pensiero. È questo il punto di partenza di San Berillo Web Serie Doc. I partecipanti al laboratorio formano un gruppo eterogeneo le cui competenze spaziano dalla comunicazione al filmmaking, dall’urbanistica all’architettura, dall’ingegneria alla psicologia e all’economia. Competenze diversificate e necessarie allo sviluppo del discorso contenutistico per la documentazione seriale. Il laboratorio infatti si prefigge un percorso di apprendimento del linguaggio audiovisivo simultaneamente a un minuzioso lavoro di ricerca suddiviso in macro aree tematiche emerse dall’osservazione delle dinamiche e delle complesse realtà presenti nel quartiere: prostituzione, immigrazione, edilizia, letteratura, attivismo, arte, ecc. Attraverso lo studio delle variegate componenti che gravitano dentro e intorno al quartiere, il gruppo ha focalizzato il lavoro da svolgere per le diverse puntate. Dal laboratorio, quindi, a una web serie che proponga un avvicinamento di vedute tra chi vive nel quartiere, chi custodisce la memoria del suo passato e chi si occupa, a livello progettuale, politico e sociale del suo futuro. Per questo anche il rapporto dei partecipanti al laboratorio col quartiere, e l’evoluzione di questo rapporto durante l’attività laboratoriale, diviene parte della documentazione.

R.P: Qual è il legame con il laboratorio teatrale e quale lo scopo di questa attività?
M.A: Lo scambio tra i due laboratori è attivo e proficuo, tuttavia il laboratorio teatrale ha compiuto un processo di conoscenza del quartiere autonomo rispetto al laboratorio web. Ha realizzato diversi workshop sul teatro dell’oppresso, sulla rigenerazione urbana e sul teatro sociale.

R.P: Il Pilastro di Bologna e San Berillo a Catania sono geograficamente lontani, ma cosa potrebbe unire queste due periferie considerate degradate ma estremamente vive e piene di attività?
M.A: E’ importante che le periferie attivino scambi sulle proprie realtà e attività perché ciò rende più consapevoli e rafforza l’esistenza di progetti diffusi in più territori. Sarebbe auspicabile una rete di condivisione di progetti che mostri che la partecipazione dal basso è importante per le città soprattutto a partire dalle periferie. L’associazione Trame di Quartiere propone un progetto d’innovazione culturale volto a riscoprire il patrimonio culturale materiale e immateriale di un luogo, rafforzare le relazioni cooperative tra le comunità che lo abitano e costruire un’offerta culturale al fine di attivare processi di rigenerazione urbana. Attraverso la ricerca e la sperimentazione delle arti performative e audiovisive si vuol rendere fruibile una significativa parte del centro storico della città di Catania, l’antico quartiere San Berillo.

di Jonathan Mastellari

 

 

 

 

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