I racconti di Afaf e Mario
Il racconto di Afaf: Bologna, che dire? città fantastica !! Vivo a Bologna da quando sono nata; è una città in cui mi trovo “benissimo”, è una città molto bella sia interiormente che esteriormente: interiormente è una città molto gestita dai servizi offerti dallo Stato; ma l’ unica cosa che dovrebbe migliorare un pò è la sicurezza della cittadinanza. Esteriormente perchè le case sono molto belle, le strade, il centro storico che rappresenta l’anima dei giovani di oggi. Il centro storico è pieno di pub, bar e discoteche. Ora che ho descritto Bologna un pò vorrei parlarvi di una cosa molto importante che quasi nessuno dei cittadini nota: Bologna è una delle poche città che ha i portici, ad esempio quello di San Luca, composto da 666 arcate e lungo 3.796 che dall’alto di una collina domina tutta la città, infatti il vero bolognese quando torna dalle vacanze e vede San Luca si sente a casa. Insomma Bologna non si può dire altro: è una città favolosa !! Ora vorrei parlare di me ! Un pò di anni fa, all’incirca 12 anni, un giorno mi svegliai e mi trovai nelle braccia di mia sorella, sentii varie emozioni: amore, dolcezza, felicità, tenerezza; e infatti da quel momento non mi staccai più da lei … Ancora oggi siamo vicine e infatti non scorderò mai il profumo di quelle braccia e la dolcezza con cui mi baciava e abbracciava. Il racconto di MARIO: Sono nato in America del sud, come la mia famiglia: mio padre, mia madre e mio fratello. La mia passione è cantare e ballare allo stesso tempo. Solo che c’è un problema: la mia famiglia è molto povera perché anche il quartiere in cui vivo è molto povero. Un giorno mio padre trovò lavoro fuori città, ero felice come tutta la mia famiglia. Io lo ero più di tutti perchè, finalmente, sapevo che potevo iscrivermi a una scuola di ballo. Mi iscrissi proprio il giorno fortunato cioè il giorno dei provini, era arrivato il mio turno e io avevo paura. Però mio fratello mi diede coraggio, di andare nel palco e ballare. Io andai e diedi il massimo e anche cantai il mio pezzo. Gli spettatori rimasero a bocca aperta, e gli osservatori mi chiesero il mio numero. Tornai a casa e mi chiamarono, mi dissero di preparare un album e di farglielo sentire, e di preparare le valigie che dovevo partire per Las Vegas per un concerto. Da li iniziai a scrivere sempre più canzoni e album da pubblicare, e a farmi conoscere sempre di più dalla gente. Passarono mesi e mesi e addirittura anni e nel mondo si parlava solo di me, e dei miei tour.