Quei rossi frutti di corbezzolo
Un caldo ben-ritrovati a tutti gli appassionati della natura in tutte le sue sfaccettature! Rieccoci ancora per una breve ma piacevole escursione nel nostro Arboreto, per noi del Pilastro praticamente a km zero! Essendo in febbraio, l’inverno la fa ancora da padrone, e non c’è niente di più corroborante di una passeggiata in una fredda giornata invernale mitigata da un tiepido sole. Quindi, armati di una pratica giacca a vento e del nostro smartphone, per qualche foto, andiamo a respirare un pò di aria frizzante, perché stavolta voglio parlarvi di una pianta che, nonostante sia nel parco da un bel pò, la dice lunga la sua chioma, (otto/dieci metri forse…) non ero ancora riuscita a identificare.
Il particolare che mi ha piacevolmente sorpresa sono stati i suoi frutti, di un acceso rosso arancio, inconfondibili e incredibili, soprattutto perché dovete sapere, che questa pianta fruttifica praticamente in pieno inverno, se poi sai che è un arbusto che solitamente cresce e si sviluppa in zone mitigate dal mare e quindi prevalentemente mediterranee, beh, potete credere al mio stupore!
Sto parlando del Corbezzolo, spero che qualcuno lo conosca, è una pianta per me ricca di significato, in quanto originaria di quegli angoli nascosti delle aree mediterranee come la sottoscritta. Pensate che questo arbusto, può raggiungere altezze considerevoli soprattutto se trova un angolo ottimale in cui insediarsi, come appunto il nostro corbezzolo dell’Arboreto. Oltre ai frutti, di cui vi parlerò meglio dopo, una delle cose che colpisce è il fatto che: è un sempre-verde, non perde mai le foglie. Per darvi un’idea, le foglie hanno delle caratteristiche simili alle foglie di alloro, ma non sono aromatiche. Di forma ovale/oblunga, di un bel verde, lucide e di consistenza coriacea, hanno i margini seghettati con nervature chiare piuttosto prominenti nella parte posteriore. In tardo autunno, quasi a cavallo dell’inverno, si carica di grappoli di fiori bianco/rosati, a forma di piccoli orci rovesciati a testa in giù. I frutti , grandi come una ciliegia, dapprima di un bel verde brillante, maturando diventano di un incredibile rosso/arancio ed è impossibile non notarli, soprattutto considerando che maturano in pieno inverno!

A tale proposito, allego alcune foto scattate da me in gennaio così da poter meglio identificare la pianta, che nel caso troverete, entrando dalla parte della casa colonica in via del pilastro vecchio, prendendo il sentiero che costeggia i filari di vite, proprio alla fine del sentiero, sulla destra, poco prima di svoltare; purtroppo ora è senza frutti, in quanto, sono le cosiddette riserve alimentari di tutti quegli animaletti che vivono nel parco: merli, scriccioli, ghiandaie, arvicole etc… Ma per tornare ai frutti, una delle caratteristiche è il loro aspetto inconfondibile, hanno la scorza tutta ricoperta da piccolissimi bitorzoli appuntiti ma non pungenti e, particolare degno di nota, sono commestibili! Carnosi, farinosi e leggermente aciduli, ma se maturati nel loro ambiente naturale sono dolci e fruttati, è consigliabile non mangiarne molti, in quanto pieni di piccoli e fastidiosi semi che potrebbero, per i più delicati, dare disturbi intestinali.
In ogni caso vale la regola fondamentale della prudenza: se non si conosce la pianta e il suo frutto: NON TOCCARE E NON MANGIARE!
Quindi solo per gli esperti, dai frutti del nostro amico corbezzolo, si fanno ottime marmellate, e credo anche, che molti abbiano sentito parlare del Miele di Corbezzolo.
Forse però, non tutti sanno che questa pianta era conosciuta e amata già dai greci, persino Virgilio nell’Eneide ne parla come di immancabile fiore dei defunti.
Una personale considerazione dissacrante per i poveri greci: immagino per quelli che morivano d’inverno, vista la carenza di fiori stagionali… Comunque anche i romani ne erano affascinati, pensavano addirittura avessero dei poteri magici, e usavano appendere in casa un ramoscello con almeno tre frutti rossi per portafortuna.

Pare si conosca questa pianta anche con il nome di “albero del tricolore”, in riferimento alla concomitanza del verde delle foglie, il bianco dei fiori e i rosso dei frutti, chiaro riferimento alla nostra bandiera.
In ogni caso è una pianta ricca, fin dalla notte dei tempi veniva usata per le sue proprietà medicinali, le sue foglie in particolare, essiccate debitamente, aiutano l’intestino e e le vie urinarie. In ogni caso, e scusate se mi ripeto, NON essendo la sottoscritta una botanica professionista, ma solo appassionata di tutto ciò che riguarda le piante, vi ricorda che è sempre meglio affidarsi ad erboristi esperti e medici per risolvere i nostri problemi di salute. Accontentiamoci perciò di amare le piante che ci circondano, anche senza pensare a chissà quali benefici potrebbero darci se non quello di regalarci, anche solo con lo sguardo, un appagamento agli occhi e all’animo, ma soprattutto pensando alla gioia di scoprire un “tesoro” a due passi da casa, che può essere sì, anche una semplice pianta dai frutti rossi, ma che per un attimo ti riporta bambina, che mangia con ingorda allegria un frutto goloso in pieno inverno, dopo una passeggiata in campagna in un angolo di terra mediterranea.

Testo e foto di Mariella Sanna