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Gentrificazione e Pilastro. Esiste il rischio?

Quando si parla di quartieri e rioni come il Pilastro, sempre più spesso si sente citare la parola “gentrificazione”.
Per chi non si occupa di sociologia o architettura questa parola può sembrare senza senso e per questo motivo cerchiamo di spiegarla nella maniera più semplice possibile.

Il termine gentrificazione deriva dal termine inglese “gentry” che identifica la piccola nobiltà inglese ed in seguito la borghesia anglossassone. La radice è poi stata elaborata dalla sociologa britannica Ruth Glass nel 1964 per elaborare i cambiamenti sociale ed economici di un quartiere della capitale britannica dopo l’insediamento di un gruppo di classe media. Anche se nella concezione originale il termine non aveva un senso negativo, oggi per lo più viene utilizzato per denunciare un rischio di perdita identitaria del luogo del quale si fa riferimento.

 

Ma il nostro rione Pilastro è a rischio veramente di gentrificazione?

Questo fenomeno di solito cambia in maniera drastica l’identità dei territori dove la gentrificazione avviene, modificandone la popolazione (spesso investitori privati o di compagni attratte dai prezzi ancora vantaggiosi in previsione di un rilancio della zona dal punto di vista di marketing territoriale) e cambiandone spesso il tessuto commerciale (un segnale non scientifico ma spesso riscontrabile è la comparsa di locali alla moda soprattutto di cibo o di consumo diretto di cibo).

Il nostro rione Pilastro non è ancora al centro di questo fenomeno. Sicuramente le istituzioni negli anni hanno dimostrato finalmente una maggiore attenzione al rione, analizzandone i problemi e le potenzialità, cercando di intervenire quando possibile per sviluppare le risorse già esistenti e creandone nuove, spesso grazie all’aiuto degli stessi e stesse cittadine che negli anni si sono impegnati.
Al Pilastro non c’è uno svuotamento di spazi lasciati da vecchi e vecchie abitanti per lasciare il posto a nuovi “cittadini e cittadine alla moda”. Questo in parte perché ancora buona edilizia del rione è popolare e quindi non vendibile liberamente a qualsiasi persona, in parte perché nonostante i molti lavori fatti sia di manutenzione, sia dal punto di vista sociale il/la bolognese e i nuovi cittadini della nostra città percepiscono il rione Pilastro come una zona “difficile” e lontana da raggiungere, nonostante in autobus circa una ventina di minuti per arrivare in centro, meno di quello che un utilizzatore/trice quotidiana media di una qualsiasi metropolitana del mondo ci mette per raggiungere il proprio posto di lavoro partendo dalla propria abitazione.

Ciò che gli abitanti si aspettano e verso il quale è mirato il loro impegno, non è la gentrificazione, che snaturerebbe l’identità di un rione storico e unico come il Pilastro, ma uno sviluppo equilibrato e pensato da chi questo spazio lo vive quotidianamente, perché ci vive o perché ci lavora.
Lo sviluppo pensato e ragionato è possibile, insieme, nessuno/a escluso/a.

Testo di Jonathan Mastellari

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