18 MAGGIO al Centro Commerciale
(testo di Lino Bertone) Se per la sua centralità, non soltanto topografica, il Centro Commerciale è un po’ il termometro del Pilastro, allora si può dire che la febbre non c’è. In questo ulteriore cambio di fase dell’epidemia da Covid-19 qualcuno immaginava gli italiani pronti sui blocchi di partenza, in attesa del via per riversarsi nelle botteghe, nelle strade, nei luoghi di ritrovo dopo la lunga astinenza della fase precedente. Beh, questo, almeno al Pilastro, non c’è proprio stato.
E’ lunedì pomeriggio. Girovago per il Centro. L’atmosfera non è affatto convulsa. File di acquirenti silenziose portano lentamente verso la farmacia, la lavanderia, il calzolaio, il supermercato. Non c’è frenesia, né insofferenza; le mascherine, i guanti, il disinfettante, le code sembrano entrate già nelle abitudini della gente. I più indomabili sono i ragazzini che non sanno rinunciare alla partita a pallone o a piccole combriccole che si guardano bene dal sottoporsi al disonore delle misure anti-contagio. Registro in generale una sensazione di tranquillità. Me lo conferma la barista dell’Arisbar, oggi al suo primo giorno di riapertura. “Abbiamo stabilito un numero massimo di compresenze nel locale e teniamo d’occhio i clienti che devono disinfettarsi le mani prima di accedere. Nessuno fin ora ha protestato.
Mentre rientro verso casa avverto una strana sensazione che piano piano si chiarisce dentro di me. Anche se qui intorno non c’è un particolare “movimento”, sento però nell’aria un vocio, un rumorio in lontananza, fatto di veicoli in movimento, di persone in attività, di impianti in funzione, di treni, di aerei; qualcosa di insolito che dà il senso di una vitalità ritrovata; un rumorio che sta riprendendo il posto del silenzio delle lunghe settimane della chiusura totale, quel silenzio ingombrante e cupo che ricorderò a lungo.