Io Yérédemeton…e tu?

No, non è uno scioglilingua, e neanche una parolaccia! E’ una nuova parola che incuriosisce, soprattutto per il suono inusuale. Yérédemeton è una parola in lingua maliana che significa : Mutuo Aiuto, o a seconda del discorso anche : Aiuta Te Stesso. L’abbiamo sentita per la prima volta quando una ventina di giorni fa abbiamo re-incontrato Youlsa Tangara, ricordate il nostro vicino di casa proveniente dal Mali, ora segretario e promotore di Yérédemeton? Ebbene sabato sera, 18 luglio,  presso il “Circolo la Fattoria” del Pilastro,  c’è stata la presentazione ufficiale del progetto che pian piano sta prendendo forma, una raccolta fondi per costruire una scuola in Mali.  Ricorderete anche che, come Blog del Pilastro ci siamo ripromessi di seguire gli sviluppi di questo progetto, visto che noi praticamente siamo stati un po’ i padrini e le madrine? Ebbene: Il dado è tratto, come disse “qualcuno”.

Non eravamo in molti sabato scorso, ma alle volte non sempre la quantità è indice di qualità, e questo ha fatto si, che la serata fosse più intima, fra amici; tanto che anche fra i relatori e il pubblico, l’atmosfera è stata decisamente molto rilassata e gli ascoltatori piuttosto attenti; senza considerare che trovarsi all’aperto, in una bella serata estiva, dopo il caldo della giornata, comodamente “polleggiati”  su una poltroncina, coccolati e deliziati dalla musica di uno “NGONI”, un tradizionale strumento musicale del Mali,  a corde, suonato magistralmente  da Kalifa Kone….è  stato impagabile!

Ma per non perdere il filo del discorso, come da scaletta, abbiamo assistito alla proiezione del cortometraggio ” Conta fino a sei”, realizzato dagli studenti del Liceo Laura Bassi, da noi già visto e apprezzato in occasione della loro prima proiezione, e che in relazione alla serata inaugurale del progetto di  Yérédemeton, hanno dato il via alla raccolta fondi, mettendo in vendita il DVD del filmato e diventando così il loro primo “sponsor”.  Questo è stato proprio il “PRIMO step” che ha ufficialmente concretizzato il progetto per la “Scuola in terra maliana”.  Moussa Diarra il vice segretario di Yérédemeton,  orgogliosamente in abito tradizionale, ci ha aperto una finestra sul loro mondo e sulla cultura Mali, non tralasciando le problematiche  in cui vive il suo popolo : ” Bisogna entrare nel mondo dell’altro per capirsi”– ha detto,”ma purtroppo non sempre la gente è disposta. E sarebbe molto bello se tutti,  piuttosto che cambiare le nostre tradizioni, potessimo convivere ognuno con le proprie, così che possa essere una ricchezza. Purtroppo non possiamo più aspettare,  il nostro stato non è ancora in grado di  prendersi la responsabilità dell’istruzione del nostro popolo, ed è per questo che chiediamo l’aiuto delle persone che credono in noi, perché non riusciamo a fare da soli ; gran parte della nostra popolazione è composta da giovani e tanti ancora sono purtroppo senza neanche una istruzione primaria, molti adulti sono ancora lontani dal percepire  quanto possa essere importante l’istruzione. L’abbandono della scuola, è dovuto soprattutto dalla lontananza fisica delle strutture, ed è per questo che migliaia di ragazzi l’hanno lasciata demotivati; senza contare la situazione di povertà, di paura e la poca sicurezza per la nostra stessa incolumità, dovuta purtroppo all’attuale situazione politica .

“In Italia”-continua Moussa:  “noi del Mali siamo stati accolti e aiutati, e l’istruzione è stata basilare, tanti di noi sono già laureati, altri sono in procinto di farlo, e altri ancora hanno dei lavori stabili. Vorremmo riportare fra la nostra gente le nostre esperienze di studio e di lavoro, perché lo dobbiamo ai nostri giovani, vogliamo che possa esserci un futuro dignitoso per il nostro popolo. Qui a Bologna e in altre città italiane, stiamo conoscendo delle realtà associative che ci aiutano a capire come muoverci ma soprattutto a lavorare sul campo. Ed è grazie a queste associazioni che collaborano con noi, che abbiamo pensato a come dare forma a questo progetto, che sicuramente è “gigante”, ma le difficoltà non ci spaventano, fanno parte della nostra vita e della vita di tanti, noi le prendiamo con positività perché ci danno la forza di continuare.”

Questa è naturalmente solo una parte del discorso di Moussa Diarra, ma credo che tutto sia piuttosto chiaro. Concludo con una bellissima frase di Youlsa :   La mia vita sarà migliore se io farò qualcosa per il mio popolo, perché questo è il senso della mia vita”. 

Non ci resta che aspettare dai nostri amici maliani  le nuove iniziative e magari e perché no?  Potremmo veder nascere uno scambio di tradizioni che arricchirebbe tutti! Nel frattempo: io Yérédemeton e voi?

 

testo di Mariella Sanna

 

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