Abitare il PilastroVivere Verde

GECO i primi studi di fattibilità sono pronti

GECO il progetto di AESS che ha come obiettivo la comunità solare al Pilastro, sta procedendo speditamente, nonostante che la pandemia crei difficoltà e modifiche continue.
Ne abbiamo parlato in una lunga intervista con Claudia Carani di AESS ( Agenzia per l’Energia e lo sviluppo Sostenibile) responsabile del progetto. Ci ha illustrato molti interessanti dettagli delle azioni fino ad ora svolte che purtroppo, non possiamo riportare nella loro interezza.

Redazione: La pandemia vi ha costretto a trasformare le attività formative e informative in eventi online, per il resto a che punto siamo?
Claudia Carani: Siamo a buon punto. Da marzo 2020, la legge consente la creazione di comunità energetiche fra privati con la finalità dell’autoconsumo e dell’immagazzinamento e cessione di energia alla rete. Abbiamo utilizzato questi mesi per capire i limiti  e definire gli strumenti. La parte giuridica, cioè lo statuto e i regolamenti sono stati messi a punto, così come i modelli economico finanziari per comprendere la fattibilità economica degli interventi. Abbiamo definito gli strumenti finanziari per realizzare gli investimenti e individuato le tecnologie per poter gestire una comunità energetica. Lo scorso anno è stato abbastanza faticoso perchè abbiamo dovuto mettere a sistema questi aspetti e quest’anno li vorremmo applicare ad alcuni esempi pilota. L’anno e mezzo che abbiamo di fronte è sufficiente per concludere l’attività con alcuni adattamenti che abbiamo messo a punto.
La legge delimita la comunità solare all’utilizzo condiviso della cabina elettrica, ma sappiamo che quando scadrà l’anno di sperimentazione si sta ipotizzando di fare come in altri paesi, togliere il vincolo della cabina, e legare la comunità energetica o ad una certa distanza dall’impianto o per codice di avviamento postale. Abbiamo studiato le fattibilità e individuato le compatibilità di differenti scenari. Stiamo valutando cosa conviene di più, quali barriere si presentano ma vorremmo anche sperimentare alcune soluzioni e sarebbe più semplice partire dal pubblico.

Redazione: I condomini del Pilastro e le aziende della Roveri hanno fatto valutazioni?
Claudia Carani: Una torre ha risposto positivamente e nonostante i rallentamenti nei sopralluoghi a causa della pandemia, abbiamo potuto fare una serie di verifiche; sono emerse difficoltà tecniche dovute al fatto che le torri si fanno ombra l’una con l’altra e la dimensione delle coperture e delle superfici verticali non è tale da consentire un impianto di grandi dimensioni, ma valutando anche l’area garage e parcheggi abbiamo potuto fare una prefigurazione e, tenuto conto della compresenza di ecobonus ed altre opportunità, aumentando l’investimento se ne può ipotizzare il rientro nel giro di 4 anni. Ecobonus consente anche di finanziare il sistema di accumulo [le batterie che consentono di essere autonomi quando non c’è il sole NdR].
Alle Roveri abbiamo contattato diverse aziende, ma alcune stanno rivedendo le loro priorità per via dei cali di fatturati dovuti alla crisi. Con altre vogliamo riprendere i contatti, in particolare con 3-4 imprese artigiane che si erano dichiarate molto interessate e potrebbero condividere l’energia. In questo caso non ci sono problemi tecnici, ma una valutazione sulle priorità aziendali di investimento.

Redazione: Con le misure recenti del governo ci sono nuove possibilità?
Claudia Carani: Con i rallentamenti che abbiamo avuto si comprende che c’è interesse e sarebbe più fattibile che il residenziale consumasse energia mentre per la produzione sarebbe opportuno istallare gli impianti sugli edifici pubblici [scuole, palestre, poliambulatorio con tetti ampi] ma in questo momento l’edificio pubblico non ha nessun sostegno economico per l’istallazione di impianti fotovoltaici e quindi non è conveniente un investimento con un rientro di 15 anni…..
Siamo in contatto con la Facoltà di Agraria che sta valutando, mentre è praticamente certa la realizzazione della centrale di biogas al CAAB utilizzando gli scarti dell’ortofrutta, oltre all’impianto fotovoltaico che realizzeremo a breve.
Stiamo anche considerando la recentissima  legislazione per la riqualificazione delle scuole: il Conto termico, che assomiglia molto all’Ecobonus. Non finanzia fotovoltaico, ma è  possibile individuare una ESCO [ Società finanziaria specializzata in gestione energetica NdR]  che si accolla l’intervento di cappotto o sostituzione degli infissi che è totalmente finanziato, e nonostante che l’investimento comporti un rientro di 15 anni, se il tetto della scuola consente un impianto medio grande e la comunità energetica coinvolge gli edifici residenziali adiacenti, potrebbe essere una soluzione realizzabile in tempi certi. Potremmo così partire con sperimentazioni.

Grazie mille, Carani, di averci informato del vostro lavoro. Se alcune ipotesi iniziali non si potranno realizzare, cercherete altre strade per creare comunque opportunità.

Testo di Claudia Boattini
Immagine tratte dal sito gecocommunity.it

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