Abitare il PilastroStoria del Pilastro

Roberto Laffi nel ricordo di Antonio Casillo

Antonio Casillo, al Pilastro da sempre, amico carissimo di Roberto, ce lo ha raccontato così:
“L’ho conosciuto tantissimi anni fa, quando lui era presidente di Quartiere e io un attivista del PCI, dopo qualche anno che era venuto ad abitare al Pilastro. Ero molto amico di suo fratello Comunardo, come me un amante del campeggio, e soprattutto diventammo molto amici ed in sintonia, dopo la sconfitta della sinistra alle elezioni comunali del 1999. Eravamo sconvolti e io, Roberto, Tommaso Raimondi, Franco Lella ed altri formammo un comitato per discutere e valutare il che fare, e come valorizzare la partecipazione.
In quel periodo ci fu l’incendio al campo nomadi di via Santa Caterina, con la morte di due bambini, e fu decisa la chiusura del campo e il trasferimento delle famiglie in via Dino Campana, nella ex scuola elementare Ada Negri. Noi non eravamo d’accordo e facemmo un Comitato allargato a tanti cittadini del Pilastro per opporci: circa 10 anni prima c’era stata la Uno Bianca, noi abbiamo sofferto tanto, e praticamente si faceva un campo nomadi!
Io ero molto convinto, ma in quel momento avevo poco tempo, lavoravo alla Casaralta e avevamo tanti problemi.  Avevo chiesto a Roberto di farsi carico lui di portare avanti gli incontri con l’amministrazione Guazzaloca che non ne voleva sapere mezza di questo problema. Lui ci sapeva fare, aveva un’esperienza istituzionale e anche un modo di fare gentile che apriva tutte le porte.
Ebbe una bella discussione e tanti incontri, anche se ci disturbò parecchio che non vollero mai venire al Pilastro: avevano paura.

Da qui si cementò proprio la nostra amicizia. Dopo anni, con la nuova amministrazione Cofferati e con l’aiuto di Malagoli Presidente di Quartiere, finalmente la situazione dell’ex Ada Negri si sbloccò e fummo noi, noi del Comitato, a suggerire di distribuire le famiglie nomadi negli alloggi sfitti e piano piano l’intera situazione si risolse. Poi magari si aprirono altri problemi, ma ricordo l’incontro a cui erano presenti Malagoli, il Parroco, Trentini del sindacato, la Golfarelli non era più assessore, ma conosceva la questione, quando facemmo questa proposta.
Tornando al nostro Comitato politico: quando si avvicinarono le elezioni, dentro i Democratici di Sinistra, il nostro partito allora si chiamava così, crebbe il timore che ad alimentare troppe critiche, la sinistra avrebbe nuovamente perso.
Sciogliemmo il Comitato e qualche cittadino mi sgridò, e Oscar allora mi chiese di diventare Presidente del Circolo e rilanciare l’attività nel territorio. Io lavoravo ed ero impegnato nelle lotte dei lavoratori alla Casaralta e pensai che la persona più adatta fosse Roberto, che però rifiutò decisamente: aveva avuto una brutta esperienza e non volle saperne.
Accettai di diventare Presidente del Circolo e chiamai nel direttivo, oltre ad altri che iniziavano a impegnarsi con uno spirito nuovo, Roberto. Allora eravamo anche circolo Legambiente e Roberto divenne responsabile della sezione “Amanti della Natura”. Con l’aiuto del gruppo e di Maurizio Sani, anche lui nel direttivo, preparammo il progetto Fattoria Urbana e quando incontrammo Cofferati glielo presentammo, ci fu anche la foto sui giornali.
Io facevo l’orto da qualche anno, e quando andai in pensione, avevo più tempo; Roberto veniva sempre a trovarmi, passavamo molto tempo insieme ed eravamo proprio grandi amici. Si parlava di tutto e il sabato mattina anche con Tommaso andavamo a fare l’aperitivo insieme.
Poi quando non stava bene e non riconosceva più le persone, quando mi vedeva si fermava; sempre. Questa cosa, sempre, mi emozionava.”

Raccolta di testimonianze a cura di Claudia Boattini
Foto di Laffi con gli amici di Maurizio Sani

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