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Intitolazioni: Tommaso Raimondi una vita per il Quartiere e per Bologna

Come preannunciato, sabato 5 marzo alle ore 11,30 la Casa di Quartiere Cà Solare, in Via del Pilastro, 5,  sarà intitolata a Tommaso Raimondi, già presidente di Quartiere San Donato e primo presidente del Circolo La Fattoria e del CVS. La redazione lo ricorda dando voce alla moglie e compagna della vita, Fernanda Lucchini e all‘amico Poletti.

“Tommaso Raimondi nato a Bologna in via Toscana nel 1928. Io nel 1935 in San Ruffillo.
Quando ci siamo conosciuti avevo 18 anni e quando ha saputo la mia età è sbiancato; Aveva 25 anni e io invece ero minorenne. Era il primo di sette fratelli figlio di un tramviere. Faceva la scuola superiore, aveva sedici anni nel ’44, quando a Bologna l’azienda tranviaria cercava personale: fra gli uomini in guerra e quelli partigiani non aveva abbastanza dipendenti. Il direttore disse con mio suocero “non hai un figlio di sedici anni tu?” “Sì ma va a scuola”  “Eh fa in tempo per andare a scuola”. Mio suocero era d’accordo invece che spendere avrebbe portato a casa lo stipendio e Tommaso andò a lavorare ed è sempre rimasto lì prima bigliettaio, poi autista e poi impiegato.

Quando fu nominato Presidente di Quartiere a quel tempo non si prendeva neanche un soldo. Il Quartiere chiese all’Azienda di pagargli lo stipendio. ” Io dovrei pagare uno che non lavora per me?” Allora una sera ci mettemmo lì a parlare “Come facciamo, se tu non prendi soldi?” Avevamo in casa i nonni con la pensione minima, io facevo la camiciaia ma prendevo poco. Gli dissi che avevo piacere che i ragazzi potessero studiare “Hai ragione mi rispose” prima prese dei permessi  quando poteva, e poi smise. Io e le mie cognate prendemmo un appartamento e una era sarta, l’altra ricamatrice io camiciaia e lavoravamo così.

Avevamo comprato un’appartamento in via Deledda, avevamo quattro camere perchè avevamo i due figli e i nonni, ma poi nel 2003 la casa era diventata troppo grande e abbiamo comprato qui nella torre uno più piccolo.
Lui non sapeva fare i suoi interessi: a un certo punto l’Azienda voleva assumere giovani e gli disse che lui che aveva già maturato la pensione poteva andare in pensione aveva 36 anni di anzianità, aveva 52 anni e disse subito di sì. Lui tutte le mattine mi portava a lavorare e poi andava a fare volontariato.

Tommaso non era mai a casa dopo che è andato in pensione. Per dieci anni ha fatto il Presidente del Circolo La Fattoria. Aveva un contorno di persone meraviglioso. Perchè non ha fatto tutto lui, si aiutavano, erano una bellissima squadra.
A fianco del Circolo c’era la stalla e hanno pulito la stalla con i posti delle mucche , che hanno messo i tavoli  e tutto pulito, quando si facevano le feste si mangiava lì, dove prima ci stavano le mucche. C’era un architetto, suo amico che sovrintendeva i lavori e hanno fatto un lavoro meraviglioso. Non veniva mai a casa, una volta il problema del muratore poi questo poi quello. Io non ho mai detto niente. Era così! Gli piaceva, era contento e io con lui.

Mi ricordo che quando ci conoscemmo, la prima cosa che mi disse: “Io non so se andiamo avanti con il fidanzamento, ma sappi che io non mi voglio sposare in chiesa. Se andiamo avanti ci sposiamo in Comune” E’ stato più che onesto, i miei genitori dissero che dovevamo fare quello che volevamo, perchè era la nostra vita, e anche a me andava bene così.

Io ero stata pioniere e poi la tessera del partito, ce l’ho ancora, e mi è andata bene così.

C’eravamo conosciuti al Florida, la sala da ballo dei tranvieri. Mia mamma mi faceva uscire solo con una signora , zitella e più vecchia di me. Ci siam dette andiamo a prendere un gelato. Io ero in ciabatte. Andiamo non nella sala, di sopra; prendiamo il gelato e Tommaso mi chiede di ballare. Io non lo conoscevo “No no Sono in ciabatte” ” Si balla lo stesso” gli ho detto di no.

Poi quando volevamo sposarci,  non potemmo perché suo padre disse di no: doveva mantenere i suoi fratelli. Poi nel 60, dopo 7 anni di fidanzamento,  ci siamo sposati, nel 61 è nato un figlio poi nel ’65 l’altro. Tommaso si occupava dei figli sempre. Andava a parlare lui coi professori anche quando facevano il liceo.

Gli ha lasciato scegliere quello che volevano. Uno dopo il liceo, è andato a lavorare; l’altro aveva cominciato  architettura a Firenze andando con il treno. Poi a Modena aprì il corso per stilista e cambiò e è diventato un bravo stilista.

Parliamo del Centro Anziani: gli proposero di fare il Presidente. Aveva 83 anni e serio serio gli rispose: no adesso non posso: quando diventerò vecchio….

Tommaso era un buono. Quando andò in pensione, gli sbagliarono il conteggio e nella pensione mancarono ben £. 20.000. Era entrato in un gruppo per farsi la casa in San Ruffillo aveva messo una caparra e quando venne fuori che non aveva le caratteristiche, anche lì perse tutto quello che aveva versato.

Non voleva mai parlare male di nessuno e zittiva sempre chi lo faceva. Era spiritoso, buono e attento a coinvolgere le persone. Si impegnava tanto e  sapeva essere di riferimento nelle situazioni più diverse, sia nel CVS che per i carri mascherati del carnevale dei bambini.”

Raccolta di testimonianze a cura di Susi Realti e Claudia Boattini
Foto in evidenza e successive  di Tommaso Raimondi e la moglie Fernanda Lucchini 

 

 

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