Pareri diversi

Pensieri sulla pace

Vorrei un mondo in cui l’aria di Bologna sia limpida e sana come quella che si respira nell’isola o nella montagna più bella.
Vorrei un mondo in cui tutt3 abbiano le stesse opportunità di cultura, tempo dedicato a se stess3 e ai propri cari, con lavori gratificanti e adeguatamente pagati.
Vorrei un mondo in cui gli scambi siano equi e che schiavitù e oppressione siano un ricordo del passato.
Vorrei un mondo in cui il colore della pelle e le differenti tradizioni religiose e culturali siano una ricchezza e non motivo di paura o di prevaricazione.
Vorrei un mondo in cui siamo tutti connessi, tiepidi in inverno e freschi in estate senza rovinare la madre Terra, ma usando con intelligenza  e giustizia le sue tante, ma non infinite, risorse e le tecnologie che il nostro genio ha prodotto.
Vorrei un mondo in cui invece che consumare, lavorare e consumare,  lavorare e correre per consumare, abbiamo tutti il tempo per ben-essere e ben-stare con i propri amori, i figli, gli amici …

Vorrei un mondo…….IN PACE

“Sono solo sogni! Non vedi? C’è la guerra!”
No!
NO! chi vuol fare la guerra ti fa pensare che devi smettere di impegnarti e lottare per quello che ritieni giusto. Adesso purtroppo c’è un’altra guerra che si va a sommare ( come mercato per quelle armi che, se vengono prodotte, poi qualcuno le deve pur usare!) alle tante già in corso che provocano migliaia e migliaia di morti. Morti civili. Morti bambini. Perché come tutti sappiamo da più di un secolo le guerre sono stragi di innocenti.

“Ma questa guerra è vicina. Sono europei, come noi! Ci vendono il gas, ci vendono il grano”.
E non erano europei i serbi e i bosniaci? Erano solo 20 anni fa, non puoi far finta di non ricordare.

“Ma è una questione più complessa! non senti in televisione: hanno tutti pareri diversi!”
Più la situazione è complessa meno serve ammazzare la gente, usare le armi, distruggere la casa di chi parla una lingua diversa dalla tua. Nelle situazioni complesse l’unica strada è trattare; cercare il compromesso; rinunciare a ciò che non è essenziale per trovare la possibilità di costruire la pace.
Qui in Italia possiamo fare tanto per aiutare la pace. Qui dove non si ammazza, dove non sei invaso, consapevoli che la pace è innanzi tutto una lenta costruzione culturale e, in paesi dove lo scontro fra nazionalismi è antico, in paesi di confine vittime nei secoli di differenziate invasioni, sappiamo per esperienza che la pace è una costruzione difficile.
Però si può fare.

Da molti anni nessuno vince più la guerra. Ricordi la Somalia? L’Iraq? La Libia?
L’Afghanistan è troppo vicino per non ricordare. Anni anni anni di guerra e poi? Se si arriva a trattare solo dopo decenni di morti, non si garantisce neanche la fuga.

Essere per la pace non significa essere per la resa. Arrendersi e vincere sono paradigmi interni alla logica della guerra. Smettere di combattere (tutti, russi e ucraini e non solo), sostenere il coraggio di chi per primo abbasserà le armi contagiando tutti gli altri e lottare per la libertà e l’autodeterminazione sono paradigmi interni a una logica di pace e di pacificazione.
L’Europa è riuscita anche in altri momenti difficili, a costruire passi di pace.
Oggi pare unita, ed è importante, ma con più coraggio deve fare azioni che costruiscano o almeno avvicinino la pace.

“Devi convincerti: l’homo sapiens è intelligente ma è aggressivo! Ha sempre combattuto!”
Homo sapiens ha vissuto millenni senza storia e forse senza guerre.  Da 70 anni c’è un fatto nuovo: esistono armi che possono provocare l’estinzione dell’umanità. Lo sappiamo tutti e proprio per questo i movimenti per la pace sono più forti là dove il rischio è più alto.

Oggi il rischio è alto e io chiedo a te, che mi hai letto finora, hai fatto tutto il possibile per far capire che chi vuole la pace prepara la pace?

Ci sono milioni di persone in Europa che hanno conquistato il diritto a stare in pace e che non lo vogliono mercanteggiare con logiche di armamento globale che calpestano il bene comune sostenendo un nuovo “equilibrio del terrore”. Non vogliamo solo che l’esercito russo si ritiri, vogliamo anche la piena autodeterminazione dei popoli e la loro pacificazione.
Ci vuole coraggio oggi a schierarsi per la pace e la libertà e ci vuole speranza. Ma la speranza di pace e di pacificazione non è un’attesa passiva, è un obiettivo per cui organizzarsi e mobilitarsi. In gioco c’è il futuro dei nostri figli, i figli della nostra umanità riscoperta e svelata nella sua vera essenza, quella che si batte perché la guerra finisca per sempre e ovunque.

Le ingiustizie di questo mondo sono state imposte dai più forti e NON ci sono scorciatoie.
Si risolvono solo mettendosi intorno a un tavolo, smettere di combattere, e trattare, trattare, trattare, trattare   trattare  trattare   trattare

Claudia Boattini

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