Racconti

Monte Sole 2022

“Sbrigati Marcella, carica le bambine e scappiamo. Stavolta non si scampa!”

“E la nonna? Come facciamo?”

 

Era il 1944. Il racconto di mia madre Rossanna, più volte ascoltato, mi ritorna nella mente attuale come non mai. Saranno i luoghi, saranno le immagini di bombardamenti che vediamo in tv e che mai avremmo pensato di dover rivedere.

Oggi è il 6 marzo 2022 e sono a Monte Sole alla marcia contro la nuova guerra Russia Ucraina.

Siamo in  tanti e tante , più di 1500. Persone silenziose, sgomente e incredule.

Di nuovo la guerra? Ma come è possibile? Qua, così  vicina a noi…

Cammino. Sono commossa . Sono luoghi noti questi, dove i bolognesi vengono per il 25 aprile, per la Festa della Liberazione. Marzabotto, Monte sole. Teatri di genocidi di guerra inumani.

Luoghi di storia vissuta.

Ora regna una quiete strana, gli alberi  mostrano le prime gemme, vogliose di aprirsi.

E’ quasi primavera, la vita vuole ricominciare.

Se questi alberi potessero parlare, se questi muri di case sparse potessero raccontare!

Di nuovo la guerra? Come è possibile?

 

Rossanna ha 8 anni  e  sale sul cannone della bici di sua madre. Ha fame, come sempre, ma capisce che non è il caso di dirlo. Non vuole lasciare la nonna lì e piange.

Raffaella, 10 anni, sale sul portapacchi della bici del padre.

E poi via, pedalare verso dove non si sa…pedalare veloci  i campi, la campagna, lontani dalla città…

 

Camminiamo . Chissà se anche ad altri vengono in mente questi ricordi?

Sì perché questo dei ricordi di guerra è un patrimonio collettivo di una generazione come la mia;

una  generazione che non ha conosciuto la guerra in diretta, sulla propria  pelle.

Per  molti di noi le narrazioni  di guerra dei nostri genitori e parenti sono state ricorrenti e hanno fatto parte della nostra vita. Una memoria collettiva .

Una conoscenza e un sapere che precede la didattica scolastica, che si mescola alle voci e agli odori di famiglia.

Che responsabilità abbiamo! La memoria orale, quella che ti fa accapponare la pelle.

Racconti familiari  dove la storia si mescola all’aneddoto, dove non contano i numeri ma i nomi, le persone,

le storie, le vite.

Le bandiere della pace colorano il serpentone di gente che sale.

In altri luoghi carismatici della ultima guerra mondiale stanno sfilando altre persone.

Siamo veramente in tanti.

 

Si dormì su un campo, tremanti, guardando il cielo pieno di aerei che bombardavano Bologna.

Chissà la nonna, chissà la nostra casa.

Il giorno dopo papà rischiò e andò a cercare la nonna, che poi era sua suocera.La recuperò da sotto le macerie miracolosamente salvatasi; la portò su un carretto di fortuna, a piedi, fino alla campagna.

Non altrettanto la vicina di casa. Bir,l’ amatissimo cane era rimasto aggrappato ad un brandello di pavimento non crollato, sospeso nel vuoto. Fu recuperato ma era impazzito, tremava e sussultava, Non guarì più.

Della casa di via Concordia  non era rimasto nulla.

La guerra è un non senso.

 

Ora che il 25 aprile si avvicina la guerra in Ucraina è ancora in corso.

Processioni di donne dai nomi ucraini arrivano a cercar rifugio in luoghi che neanche sapevano esistessero.

Se sono “fortunate” hanno i loro bambini con loro.

Le nonne no. Sono restate in Ucraina. Ed anche i papà.

 

Ora di nuovo il 25 aprile si ricarica di significato sferzante che non si può ignorare.

A Monte Sole c’è a Casa della Pace e la pace bisogna costruirla giorno per giorno

testo e foto di Negroni Ingrid;

le vicende a cui si fa riferimento sono realmente avvenute

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