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Capodanno con migranti al Porto di Ravenna

A Ravenna, la sera di Capodanno, per ottemperare al decreto governativo, la nave Ocean Viking dell’ong S.O.S Mediterranee  ha finalmente potuto scaricare 113 donne e uomini salvati in mare. Ad attenderli circa 400 persone ad accoglierli.
CGIL e la Casa delle donne hanno chiamato alla solidarietà e in tanti hanno risposto.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il racconto delle donne presenti:

Sabato 31 dicembre alcune di noi, volontarie della Casa, hanno coperto un turno di volontariato nell’accoglienza dei 113 naufraghi migranti recuperati dalla Ocean Viking da un gommone al largo della Libia la notte tra il 26 e il 27 dicembre.

Quando la nave ha attraccato eravamo in banchina e dopo un paio d’ore abbiamo iniziato il servizio che ci è stato richiesto. Tutti devono compiere un percorso a step di controlli sanitari e burocratici piuttosto lungo e laborioso e durante questo percorso noi eravamo a loro disposizione per ogni necessità: mangiare, bere, vestirsi, andare in bagno e scambiare qualche parola, in inglese, in francese, a gesti, come si può.

Siamo rimaste tutte colpite dagli sguardi smarriti e sconsolati di chi ha tutta la propria vita raccolta in un sacco blu dell’immondizia, di chi non ha idea di cosa gli stia succedendo ma che ha la consapevolezza di essere sopravvissuto/a.

Abbiamo fatto quello che in quel momento era necessario fare: accogliere persone in viaggio da anni, torturate, picchiate, incarcerate, violentate, stuprate.

Però sappiamo che la Ocean Viking era diretta a La Spezia, porto indicato dalle autorità italiane che hanno poi cambiato d’improvviso la destinazione assegnando il porto Ravenna: oltre novecento miglia nautiche dal luogo di recupero, ovvero quattro giorni di navigazione. Il 28 dicembre infatti è stato approvato dal Consiglio dei ministri il primo decreto sicurezza del governo Meloni. Il nuovo decreto dice che la nave con i naufraghi salvati a bordo deve nell’immediatezza dell’evento, richiedere l’assegnazione del porto di sbarco e che il porto di sbarco assegnato dalle competenti autorità è raggiunto senza ritardo per il completamento dell’intervento di soccorso. Ciò significa che le ONG impiegheranno più tempo per portare i naufraghi al sicuro nei porti, spenderanno di più per ogni operazione di salvataggio, staranno meno tempo nel Mediterraneo e quindi salveranno meno vite.

Come il 31 dicembre eravamo in banchina così saremo dove dovremo essere per dire che le persone continueranno a cercare di raggiungere l’Europa e che è compito della Repubblica salvaguardare i diritti umani, diritti inalienabili di ogni essere umano.

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