A Marcinelle i migranti eravamo noi
Martedì 8 agosto nel giardino “Vittime di Marcinelle”, presso la sede del Quartiere San Donato San Vitale, eravamo alla commemorazione del 67° anniversario del disastro di Marcinelle, in ricordo dei 262 minatori, di cui 136 italiani, vittime nella miniera, e di tutti i caduti sul lavoro.
Presenti alla cerimonia l’assessore Simone Borsari; la presidente del quartiere San Donato-San Vitale, Adriana Locascio; Vittoria Comellini del Piccolo Museo dell’Emigrante di Monghidoro; Sonia Salsi, figlia di un minatore nato a Polinago (MO) ed emigrato in Belgio nel 1946.
Il disastro di Marcinelle avvenne la mattina dell’8 agosto 1956 nella miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle, in Belgio. Si trattò d’un incendio, causato dalla combustione d’olio ad alta pressione innescata da una scintilla elettrica. L’incendio, sviluppandosi inizialmente nel condotto d’entrata d’aria principale, riempì di fumo tutto l’impianto sotterraneo, provocando la morte di 262 persone delle 275 presenti, di cui 136 immigrati italiani. L’incidente è il terzo per numero di vittime tra gli immigrati italiani all’estero dopo i disastri di Monongah e di Dawson. Il sito Bois du Cazier, oramai dismesso, fa parte dei patrimoni storici dell’UNESCO[1].
L’Assessore Borsari ha fra l’altro ricordato che Marcinelle non fu solo il simbolo della fragilità su cui si era eretto il benessere del Belgio, ma l’amara conferma delle migliaia di stranieri che avevano contribuito a realizzarlo. Diede poi la spinta finale e decisiva alla sanzione, proprio a Roma nel 1957, all’art. 48 del trattato che istituì la Comunità economica europea nel modo in cui fu formulato: la libera circolazione dei lavoratori all’interno della Comunità è assicurata al più tardi al termine del periodo transitorio. Essa implica l’abolizione di qualsiasi discriminazione, fondata sulla nazionalità, tra i lavoratori degli Stati membri, per quanto riguarda l’impiego la retribuzione e le altre condizioni di lavoro.
La Presidente Locascio in particolare ha ricordato che il sacrificio dei lavoratori di Marcinelle ha consegnato alla storia una delle pagine più drammatiche dell’emigrazione degli italiani nel mondo. Il ricordo delle vittime continua ancora oggi ad essere un monito forte per le tutte le Istituzioni – sia nazionali, sia europee che internazionali, a mantenere alta l’attenzione sulla sicurezza dei luoghi di lavoro. Guardando al passato, a Marcinelle, quando i migranti eravamo noi, perché oggi come ieri si muore, in mare e nelle miniere.
La Comellini ha invitato a visitare il Museo di Monghidoro, comune che ha dato i natali a tanti migranti e che ha suggellato con il gemellaggio con Marcinelle il ricordo di quell’evento tragico. Nella speranza che questa Giornata diventi anche un’occasione per comprendere l’importanza della rimozione di tutti gli ostacoli per il diritto ad un lavoro “sicuro” e maggiore attenzione alle condizioni lavorative dei migranti.
La Salsi, figlia di un minatore, ha ricordato come il padre, sempre molto provato dal duro lavoro, non volesse mai parlarne. Quando finalmente da pensionato riuscì a parlarne, raccontò storie drammatiche. Quotidianità dense di fatica a paure, amici minatori portati via dalle malattie professionali che solo dopo dure lotte furono, solo in parte, riconosciuti.
La cerimonia è proseguita nello Spazio Graf di piazza Spadolini 3, dove erano esposti alcuni dei materiali di quel particolare periodo storico, conservati nel Piccolo Museo dell’Emigrante di Monghidoro, in particolare la mostra “Donne migranti” che ricorda l’emigrazione femminile.
Infine il cantastorie Federico Berti ha raccontato e cantato canzoni del mondo del lavoro, emozionando i presenti con le dure parole dei testi dei vari brani. Marcinelle è tutti i giorni.
testo e foto di Susi Realti