Sanità

La Sanità pubblica ha bisogno di cure.

“Attualmente al Maggiore siamo impegnati a fronteggiare le 18 dimissioni di infermieri, ricevute la scorsa settimana. Il quadro è complicato, stiamo facendo qualche accorpamento. Poi abbiamo deciso di chiudere il reparto di Villa Erbosa dal 1° ottobre, dove avevamo affittato degli spazi… Recuperiamo così una decina di infermieri e riporteremo 16 letti di lungodegenza e 10 di cure intermedie al Maggiore. E poi passeremo a dei ragionamenti riorganizzativi.”

Questi sono alcuni stralci dell’intervista al Dr. Paolo Bordon, direttore generale dell’azienda AUSL di Bologna, rilasciata ad un quotidiano locale. Reparti che chiudono, spostamenti continui di personale. Un’eterna emergenza del comparto sanitario sebbene nessun evento emergenziale sia in atto. E’ solo una coperta troppo piccola e tirata oltre ogni limite.

Se una opzione come le dimissioni è una scelta individuale che può dipendere da diversi motivi privati, 18 dimissioni in un tempo ristretto fanno pensare. Aggiungiamo un altro dato. A inizio settembre si sono svolte le prove selettive per l’accesso alla facoltà di scienze infermieristiche. Test per l’ammissione alle professioni sanitarie: -10,5% di aspiranti infermieri.

Rispetto poi all’attrattività della professione infermieristica, ai giovani che scelgono questo percorso – tanto appagante quanto complicato – ad oggi non è assicurato un reale iter di carriera né una vera e propria valorizzazione del ruolo.

Insomma, l’Italia non è un paese per infermieri. A ribadirlo sono i numeri, elaborati da Angelo Mastrillo, Segretario aggiunto della Conferenza Nazionale Corsi di Laurea Professioni Sanitarie e Docente dell’Università di Bologna in Organizzazione delle professioni sanitarie.

Dove siamo? cosa è successo? Perché “improvvisamente” ci si rende conto che mancano gli infermieri, che si presentano in numero risicato ed insufficiente ai test selettivi per l’iscrizione alla Facoltà o che addirittura si licenziano.

Sono le condizioni di lavoro troppo stressanti, i tagli agli organici ed il mancato ripristino dei colleghi che vanno in pensione; gli stipendi inadeguati alla professione che si svolge, per cui si è tanto studiato, l’impossibilità di forme di avanzamento. Un infermiere italiano studia ed ha responsabilità come qualsiasi infermiere europeo. Solo che viene pagato molto, molto meno. Senza contare che se va a lavorare all’estero ha diritto ad una sistemazione abitativa decente e ragionevole e un corso di lingua straniera inclusa nel contratto!

E, sempre parlando di vil pecunia, i costi della vita nella nostra amata città di Bologna, la casa in primis, rendono non conveniente il trasferimento per un lavoratore di altre regioni se lo stipendio è così risicato.

Altro che rimesse da inviare a casa: si fa fatica ad arrivare a fine mese.

Nulla di improvviso o di imprevedibile: “solo” il frutto di decenni di tagli e risparmi su un settore che dovrebbe essere fondamentale per una società. “Solo” decenni di orecchie di amministratori e politici tappate ai tanti segnali che i lavoratori della sanità hanno inviato  alla società tutta, per denunciare le loro condizioni di lavoro ma anche segnali dei problemi del sistema sanitario in generale, quindi di tutti.

Ma a te che leggi cosa interessa? Mica sei un infermiere, dico bene ?

Ecco perchè interessa tutti.

Tagli alla sanità pubblica, Blocco degli organici, mancato ripristino del turn over del personale…

Sono anni che sentiamo e leggiamo questi termini, queste concetti qualcuno protesta reclamando il diritto alla salute!! Figuriamoci!!

In realtà non ci facciamo neanche più tanto caso, finchè…

Finchè non ci succede qualcosa per cui ci rendiamo conto che i problemi di salute ce li abbiamo anche noi o un nostro caro.

Solo allora ci accorgiamo della differenza tra l’avere o no un medico di base; capiamo cosa vuol dire “allungamento dei tempi di attesa” per un’esame o un ricovero o un intervento o cosa significhi dover andare in un pronto soccorso sovraffollato.

La salute è un diritto universale garantito dalla nostra costituzione. E il diritto alla salute può essere garantito solo da un sistema sanitario pubblico.

Tagliare i fondi al sistema sanitario nazionale, di fatto è un continuo erodere il diritto alla salute.

Noi viviamo al Pilastro, dove il reddito medio è tra i più bassi di Bologna.

Chi ha meno risorse ha meno strumenti ed ammortizzatori economici, non può ricorrere al sistema di cura privato, alle visite private, alle assicurazioni sanitarie. E’, di fatto, più a rischio.

Quindi i tagli alla sanità come tanti altri provvedimenti colpiscono più duramente chi ha meno risorse di base.

La Sanità Pubblica ha bisogno di cure. Urgenti!

Curiamola senza tagli se vogliamo essere curati adeguatamente.

Testo di Ingrid Negroni

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