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I vicini di casa del VIS

Siamo in via Dino Campana, nella struttura nota e familiare a chi abita e frequenta il Pilastro.

In questa struttura  sono state ospitate tante persone in situazioni critiche con diversi progetti.

E chi ci abita attualmente?

Attualmente accoglie il ViS, per un progetto che si prevede e si spera abbia una maggior continuità in termini temporale.

Cosa significa VIS?

Significa Vita indipendente e solidale, 3 semplici parole che valgono e dicono tantissimo.

Ne parliamo con Maurizio Maccaferri, referente di ASP Città di Bologna, ed Ilenia Lombardo, società Dolce,  coordinatrice del servizio, che gentilmente ci dedicano il loro tempo per aggiornarci.

In cosa consiste in termini reali il progetto Vis?

Il progetto Vis è rivolto a persone maggiorenni (18-65 anni) seguiti dal servizio per la disabilità del comune di Bologna.

In pratica sono persone sole o in piccoli nuclei familiari che hanno una disabilità riconosciuta a cui viene fornito una unità abitativa (dire un miniappartamento o un appartamento mi sembra troppo) in questa struttura di Via Campana.

Le persone di fatto abitano qui.

Quante persone possono essere accolte in questa struttura?

La struttura dispone di 24 unità abitative in cui possono essere accolti 30-35 ospiti o single o in piccoli nuclei familiari.

Per una persona con disabilità la gestione di un appartamento può porre dei problemi?

Certamente sì.

Innanzi tutto, bisogna dire che le difficoltà ed i fattori di criticità spesso si sommano, rendendo le situazioni maggiormente complesse.

Per fare un esempio, spesso alla disabilità si associa la difficoltà di trovare un lavoro e quindi di avere un reddito decoroso.

In molti casi sono persone sole o comunque prive di quella rete familiare di supporto per le difficoltà.

Inoltre alcuni di loro sono vissuti in precedenza in situazioni istituzionalizzate e quindi, nel bene e nel male, non hanno esperienza di cosa voglia dire tener dietro ad una casa.

Comunque, le storie e i livelli di autonomia ed indipendenza di chi ha abita qua sono diversi ed è necessario avere interventi di supporto individualizzati. Alcuni vanno aiutati nella acquisizione dell’autonomia, altri sono più indipendenti.

Alcuni lavorano regolarmente, per altri,pur essendo il lavoro un obiettivo a cui tendere, non è possibile trovare formule di lavoro se non tirocini.

Per avere una Vita autonoma e indipendente avere un “tetto” è moltissimo ma non basta.

Quali sono gli obiettivi in senso più allargato del progetto Vis?

Uno degli obiettivi è quello di creare una “comunità” tra le persone che abitano qua: una rete di collaborazione reciproca in cui ognuno mette una parte delle proprie capacità e competenze anche a disposizione della collettività; una esperienza simile alla banca del tempo.

Inoltre anche aprirsi al territorio, conoscere chi vive ed abita al Pilastro, le sue risorse ed associazioni, intessere quelle che una volta venivano semplicemente chiamate relazioni di vicinato.

In altre epoche le relazioni di vicinato nascevano spontaneamente. Ora le condizioni sono cambiate e bisogna adoperarsi per far nascere e mantenere rapporti sociali, per tutti, ed ancor più per persone disabili e spesso sole.

Ilenia ci dice che In questa struttura fino a non molto tempo fa c’erano anche  progetti di transizione abitativa. Attualmente gli utenti sono solo persone in carico al servizio per la  disabilità del Comune.

Come funziona la scelta delle persone che vengono ospitate?

Oltre ai presupposti di età (18-65) residenza e presa in carico del servizio disabilità del Comune è necessario avere un certo livello di indipendenza ed autonomia.

La valutazione dei singoli casi, delle diverse potenzialità ed esigenze individuali deve essere attenta e precisa.

Come si svolge praticamente la vita di queste persone

Prima di entrare le persone ricevono ed accettano un patto di convivenza  abitativa con le regole della struttura per garantire una convivenza serena e responsabile

Ricevono le chiavi dell’appartamento che possono e devono gestire come normali inquilini.

Anche se non sono titolari di un contratto di locazione hanno i vantaggi e gli oneri degli inquilini

Come è il contratto di locazione? Quanto dura?

Quello che viene stipulato con chi partecipa al progetto pur non essendo  un contratto di locazione “classico”  ha tuttavia  la durata e la responsabilizzazione analoga per onore ed oneri a quello di un contratto normale. La durata è di 4 anni più due.

Teoricamente in questo lasso di tempo le persone dovrebbero trovare un’altra formula abitativa autonoma, o in edilizia ERP o nel mercato casa privato. Poi siamo consapevoli che il periodo di permanenza è da ridefinire.

Trovare una casa è un problema per tanti, figuriamoci per persone con disabilità e scarse risorse economiche! I limiti di risorse economiche rendono faticoso per non dire impossibile un inserimento nel mercato abitativo privato.

Per l’ERP ci sono le graduatorie con lunghi tempi di attesa.

Gli utenti pagano un affitto? un canone? 

Sì, certamente. Qualora, come accade, le risorse economiche non siano compatibili al canone, c’è un’integrazione economica del servizio sociale del Comune di Bologna.

Che figure professionali sono operative nella struttura?

Premesso che questa struttura non è un presidio h 24, quindi non prevede una presenza continuativa di operatori, attualmente l’attività della coordinatrice è di 10 ore la settimana; poi c’è un assistente sociale-16 ore la settimana e due educatori specializzati per i problemi della disabilità per un totale di 22 ore.

Fino a gennaio 2023 le ore erano molte meno e c’è stato un investimento del Comune e di Asp per avere questo implemento.

Di cosa vi occupate?

Le persone che fanno parte del progetto sono seguite e monitorate nel loro percorso complessivo, dalla ricerca dell’occupazione o di procurarsi un reddito alla vita sociale e all’integrazione

Teniamo i rapporti con i Servizi sociali e le istituzioni.

Forniamo Aiuto ed ausilio per una serie di attività pratico-burocratiche che per molti ospiti costituiscono un problema (per esempio accompagnamento ufficio postale, domanda reddito di cittadinanza, pratiche burocratiche)

Nella struttura ci sono anche  grandi spazi comuni originariamente adibiti a palestra e recentemente occupati da progetti con minori stranieri non accompagnati.

Da poco tempo questi spazi sono nuovamente a disposizione, e si cercherà di utilizzarli anche attraverso la collaborazione con le associazioni del territorio.

Testo di Ingrid Negroni e Susi Realti

Foto di Ingrid Negroni

 

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