INCONTRO CON GLI ALLIEVI DEL C.V.S.
INCONTRO CON GLI ALLIEVI DEL C.V.S.
Chi scrive è una vecchia signora che ha ancora voglia di stupirsi. Questa mattina il suo sguardo curioso, si è posato sul riccio di uno strumento a corde, sdraiato su una custodia blu. Il riccio di un violino che passerà dalle mani di Angelo Sammarchi, Presidente del C.V.S. – Centro Volontariato Sociale, a quelle del migliore allievo del concorso “Un violino per iniziare”.
Concorso, le cui audizioni si terranno sabato 28 ottobre, nell’Aula Respighi del Conservatorio di Musica “Giovan Battista Martini”, in piazza Rossini 2. Chi scrive avrà il piacere di raccontarvi com’è andata, nella prossima puntata.
«La Scuola di liuteria è esperienza che passa a mani e cuori nel creare strumenti, per mani e cuori che creano la Musica» racconta, facendomi l’occhietto, una pergamena appesa a una parete di questo Laboratorio.
Luogo dove si respira odore di legno e aria di alta falegnameria, ha diversi banchi su cui fanno bella mostra trucioli, sgorbie, pialletti e rasiere. L’angolo per la verniciatura con barattoli di vernice a base di resine e coloranti, mi fa tornare alla memoria la straordinaria corposità del suono prodotto dai violini di Stradivari (si diceva fosse imputabile all’impiego di ingredienti rari, se non addirittura segreti, mescolati alla vernice). Appesi ai fili, due violini si stanno forse essiccando. Viole violoncelli e chitarre sono esposte in attesa di essere suonate. I ragazzi, che stanno lavorando minuziosamente, dopo avermi salutata non mi degnano di uno sguardo.
La missione del laboratorio è da sempre quella di dare, a chi lo desidera, la possibilità di possedere uno strumento straordinario e unico. E, al contempo, di non disperdere l’antica arte della liuteria italiana, aiutando giovani generazioni a intraprendere questo bellissimo e difficilissimo mestiere.
Per questo, sotto la guida del Maestro Liutaio Gianni Orsini costruiscono strumenti artigianali di altissima fattura gli allievi: Domenico Spolzino, Pasquale Lucente, Ricci Nico e Marco Corbelli, impegnati questa mattina, nella costruzione di un violino.
Rimango affascinata nell’ascoltare le varie fasi di lavorazione di quel legno, che porterà alla creazione di un oggetto così straordinario e unico. Uno strumento per cui l’Italia è famosa in tutto il mondo.
Per costruire un violino che calzi come un guanto la mano del musicista, mi racconta il Maestro, ci vogliono 200, 250 ore e speciali “dime” da cui partire, per dare forma sia alla pancia dello strumento che al riccio del manico. Sagome che il laboratorio ha costruito e conserva come un tesoro.
I tipi di legno utilizzato per la sua costruzione sono rimasti identici a quelli usati 400 anni fa. È stata l’esperienza secolare degli antichi Maestri a definire le essenze del legno da usare, che sono:
L’acero per il fondo, le fasce, il manico e il riccio. Un albero che assume sfumature rosate man mano che invecchia.
L’abete rosso per la costruzione della tavola armonica. Un legno particolarmente elastico, che trasmette meglio il suono e i suoi canali linfatici sono come minuscole canne d’organo che creano la risonanza.
L’ebano per la tastiera e la mentoniera.
Il salice per gli zucchetti.
Il ponticello è di faggio.
I piroli della cordiera di questo violino, in particolare, sono invece di radica di rosa. Poesia pura per le mie orecchie, consapevole che molte opere d’arte fatte con la radica, sono veri e propri oggetti unici.
Oggi mi sono presa l’autonomia di far parlare due allievi, che si sono prestati per raccontare la loro esperienza.
Nico: «Sei, sette anni fa mi presentai in laboratorio con un comodino da restaurare. Il Maestro mi diede la possibilità di imparare a utilizzare gli attrezzi. Mentre cominciavo a fare piccoli incastri, vedevo intorno a me persone che costruivano il loro violino. Un lavoro decisamente più divertente e appassionante del mio misero comodino da sistemare. Dopo avere imparato a tenere lo scalpello e ad affilarlo per bene, decisi che volevo costruirlo uno anch’io, per me. La prima fase, quella dell’apprendimento, è stata frustrante. Ancora oggi, non è per niente rilassante. Sarà perché non ho ancora interiorizzato e automatizzato il mestiere, quindi devo ancora concentrarmi al massimo sulle varie fasi della lavorazione. Però, è anche il suo bello. Mi piace molto, e così tanto, che vorrei integrare la liuteria al mio lavoro». Nico ha già costruito il suo primo violino e sta costruendo il secondo. L’obiettivo è quello di migliorarlo. Alla domanda «Hai mai accarezzato il pensiero di suonare il violino?» Nico ha risposto «Ci ho provato, ma ci ho rinunciato. Il lavoro manuale del creare, mi gratifica molto di più».
Marco invece strimpella – dice lui – la chitarra. Covava il desiderio di suonare il violino, ma le occasioni della vita lo hanno portato a continuare con la chitarra! Scoprire questo laboratorio gli ha dato la possibilità, se non di suonarlo, almeno di costruirselo… il suo primo violino! Una bella soddisfazione. Marco ora, è alle prese con il secondo, anche lui alla ricerca di un suono migliore. Ma con il pensiero è già oltre, pensa a un’evoluzione: costruire una viola o un violoncello.
Alla domanda «Perché il violino?» Marco risponde «Non lo so, è una cosa viscerale che non riesco a spiegare. Il violino è uno strumento che mi ha sempre affascinato, vuoi per la dolcezza del suono, vuoi per l’eleganza della forma, vuoi per la sua storia. Per me, che sono ingegnere poi, la costruzione rimane affascinante rilassante e decisamente stimolante».
Da quello che posso intuire, il loro è un continuo esperimento. Un viaggio intorno alla storia dell’arte e della musica. Un gran bel viaggio!
Saluto tutti, ma prima di congedarmi il Presidente Sammarchi ci tiene a sottolineare che «La falegnameria si è evoluta negli anni, e oggi collabora principalmente con il Conservatorio di Bologna, continuando nel contempo a formare ragazzi che hanno voglia di imparare il mestiere».
Questo è il violino che andrà al vincitore, fonte di orgoglio e di grande emozione. Non vediamo l’ora di sentirlo suonare.
Testo e foto di Licia Deligia