Abitare il PilastroPareri diversi

Una complessa convivenza che va affrontata, le istituzioni in prima fila.

Dalla primavera di quest’anno fino all’ autunno lo spazio di parcheggio di fronte al Circolo la Fattoria è stato frequentemente occupato da diversi camper di persone nomadi che di fatto vi sono state in maniera continuativa, creando diversi disagi. Il Circolo la Fattoria è, di fatto, confinante con questo parcheggio e la promiscuità con i minori di questi camper è stata una realtà. Ne parliamo con Francesca Maraventano, educatrice  della Fattoria Urbana.
Redazione: Come avete reagito in Fattoria Urbana alla promiscuità con le popolazioni dei camperisti?
Maraventano: Il mio punto di vista è prima di tutto un punto di vista umano. Vedere le condizioni igienico sanitarie in cui vivevano queste persone per me è stato inaccettabile.
La cosa che ci faceva più male –e qui includo anche le colleghe educatrici operative alla Fattoria-era vedere le condizioni dei minori: non una fontana, non un bagno, la mancanza di un adulto di riferimento.
Questi bambini di fatto hanno quasi istintivamente iniziato ad avvicinarsi alla Fattoria. Ricordiamo le condizioni di caldo di questa estate? In Fattoria c’era un punto d’acqua per dissetarsi , e lavarsi, un’ altalena, dell’ ombra…..
Il contatto è stato difficoltoso, soprattutto all’inizio. Questi bambini erano abbastanza recalcitranti a seguire regole. Ci sono state diverse difficoltà nel gestire i loro ingressi e la possibilità di frequentare lo spazio contemporaneamente ai centri estivi e alle attività del ristorante.
Di fatto abbiamo lavorato molto come educatrici per questi bambini, utilizzando il nostro tempo che doveva essere lavorativo e dedicato ad altro. E poi c’ era il problema dello sporco, localizzato nei parcheggi e nel verde che porta a Fattoria Urbana. Per superare questo problema abbiamo provato ad interagire anche con le famiglie, coi genitori, dei bambini rom.

Redazione: Avete deciso insieme questa linea di condotta? E’ stata condivisa ?
Maraventano: Inizialmente questa scelta è stata istintiva: i bambini sono arrivati senza preavviso. Forse per deformazione professionale, ci siamo comportate come si sarebbe comportata un’educatrice in un primo approccio all’interno di uno spazio con una chiara progettualità Siamo tutte, o siamo state tutte, educatrici e le colleghe erano d’ accordo, forse per deformazione professionale. Anche la maggior parte del personale del ristorante. Altri soci della fattoria erano più esasperati di noi dai problemi di sporcizia e dall’uso improprio del parcheggio come area camper, comprensibilmente. Sì è aperto immediatamente un dialogo con questi soci e pian piano abbiamo strutturato l’approccio al problema camper, bambini, sporcizia. Delle volte è andata bene ed altre volte meno.

Redazione: Nell’ area dove sostavano erano presenti bidoni della spazzatura. Perche secondo te è così difficile fare mantenere il decoro del luogo?
Maraventano: Il problema della mancanza di regole e della sporcizia è un problema “culturale”; non è un dispetto relativo allo spazio o alle persone che abitano quello spazio, non è giustificabile, certo, ma non si rivolge contro qualcuno.
Sarebbe necessario mediare, così come abbiamo provato a fare con alcuni adulti di riferimento, trovare accordi, compromessi; è un lavoro lungo e complesso.Ripeto:  non è provocatorio ma un approccio alla vita, sbagliato, ma è questo.

Se lo leggiamo come dispetto si inserisce poi un aspetto personale; si rischia di odiare, di arrabbiarsi, di non tollerare, ma un lavoro costruttivo non può e non deve passare per questi sentimenti.

Redazione: A parte il problema sporcizia , hanno creato altri problemi ?
Maraventano: No , a parte i problemi di sporco la Fattoria non ha subito danni nella sua struttura ad opera di queste persone.
Redazione: E i furti in Fattoria?
Maraventano: Quest’estate purtroppo la Fattoria Urbana ha subito dei furti, non solo la Fattoria Urbana, ma nessuno tra noi ha pensato di attribuire i furti a loro. Sarebbe stato controproducente per loro fare furti nello spazio in cui di fatto vivevano. Non credo siano così sciocchi.

Redazione: Torniamo alla gestione della Fattoria. Avete chiesto ausilio alle istituzioni? Avete fatto segnalazioni?
Maraventano: Certamente sì. Le segnalazioni alle istituzioni e le richieste di ascolto sono state molte. Purtoppo senza ricevere grandi riscontri. E questo è stato un ulteriore problema per noi.
Noi siamo operatori di un presidio territoriale, ed abbiamo fatto un lavoro che va molto al di là delle nostre pertinenze e soprattutto richiederebbe un lavoro coordinato fra pubblico e privato fatto di chiare competenze e soprattutto obiettivi condivisi. Ma l’intervento delle istituzioni sarebbe la formula più opportuna per affrontare questo argomento. Le persone che stavano nei camper sono in una situazione di fragilità estrema. E’  una situazione che in una
città accogliente e civile come Bologna non è accettabile.

Redazione: Hai delle idee su come affrontare una convivenza possibile e civile con queste persone ?
Maraventano : Bisognerebbe che le Istituzioni iniziassero un percorso di contatti e relazioni che andrebbe gestita in maniera un po’  più strutturata, anche economicamente. Credo che molte delle persone che vivevano nei camper non abbiano come priorità essere parte del nostro contesto culturale; nonostante siano nati magari in Italia, a Bologna, non credo si sentano di appartenere pienamente al contesto culturale e questo presuppone che noi, in primis, ci facciamo delle domande sul lavoro fatto fin’ora in relazione alle persone rom.
Purtroppo, da sola non ho risposte, c’è bisogno di collaborazione. Sono sicura però che sia inaccettabile umanamente che persone maggiorenni e minorenni vivano in questa situazione. Come sempre credo che il primo passo sia il dialogo, costruttivo; noi siamo riuscite ad entrare in relazione con loro, abbiamo ingaggiato i minori, attraverso regole e attività ludiche d’emergenza, per poi parlare con gli adulti di riferimento.
Con i minori spesso hai la possibilità di un dialogo più neutro, meno strutturato. Con l’adulto poi va verificata la condizione in cui versa, perché? quali opportunità ha? Cosa vuole o non vuole? e di nuovo perché ? Che storia hanno? che possibilità hanno?
Ci vuole un lavoro serio, faticoso, lungo, solido e strutturato, in cui educatori, servizi e progetti si programmino per un chiaro obiettivo di integrazione ed accoglienza. Abbiamo accolto bimbi di 7-8  anni non scolarizzati, come mai non vanno a scuola? Durante l’estate, finché c’erano i centri estivi i bambini avevano la regola di poter entrare solo in alcune fasce orarie. Nessun genitore dei bambini dei centri estivi  si è lamentato della presenza dei bimbi e bimbe rom, sicuramente alcuni lo hanno notato e ci hanno fatto domande, segnalazioni, ma non abbiamo avuto alcuna lamentela a riguardo.

Redazione: in sintesi…

Maraventano: Fanno fatica a rispettare le regole. E’ una realtà ed  è un grande problema, ma va gestito. Insieme, partendo dalle istituzioni e con la collaborazione degli enti del territorio, attraverso progetti a lungo termine e ben strutturati. Altrimenti ci si lamenta e basta.

intervista a cura di Ingrid Negroni

 

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