Per saperne di più: l’Arboreto

Tra via del Pilastro e lo scalo ferroviario, su una decina di ettari di terreni un tempo agricoli comprendenti l’antico nucleo rurale di San Paolo è stato realizzato, nel 1996, un parco pubblico, caratterizzato da una straordinaria ricchezza botanica, di notevole interesse scientifico e naturalistico. Tipiche cavedagne, a tratti ancora fiancheggiate da salici bianchi, vecchi ciliegi e filari di aceri campestri, un tempo utilizzati per sostenere le viti (le cosiddette piantate) conducono nel settore centrale del parco, il vero e proprio Arboreto, dove i prati si alternano a macchie alberate e siepi formate da più di cento specie diverse di alberi e arbusti a foglia caduca, tra cui antiche varietà di meli, peri, pruni, varie specie di salici, tante essenze ornamentali poco comuni come le esotiche sterculia e koelreuteria. Un’ampia fascia di specie autoctone, con frassini, farnie, pioppo bianco, pioppo nero, aceri campestri, biancospini e ginestre, delimita e protegge l’area dallo scalo ferroviario. Passeggiando per l’Arboreto, nei pressi dell’ingresso su via del Pilastro venendo da via S.Donato, abbiamo la possibilità di incontrare piante che richiamano luoghi lontani come l’albero dei tulipani, la sofora pendula o il pecan, che produce le famose noci. Ancora l’albero dei rosari i cui semi venivano usati un tempo per comporre le collane del rosario o la colorata quercia palustre. E ancora Hovenia dulcis o albero dell’uva passa, i cui piccoli fiori bianchi sono portati da piccioli contorti molto ingrossati e ricchi di zuccheri, che ricordano nell’aspetto e nel sapore l’uva sultanina essiccata. A volte ad affiancarsi sono piante diverse, altre volte della stessa famiglia ma di specie diverse. Un pero è affiancato a un pero a foglie di salice, preceduto da pini dell’Himalaya e seguito a poca distanza da noci del Caucaso. Andando verso l’antico borgo San Paolo è da segnalare un altro filare di aceri campestri, persistenza dell’antica destinazione agricola di questi terreni, affiancato da Sterculia e ciliegi di Sargenti. E per concludere, in questa sede, certamente non esaurire, questa emozionante passeggiata abbiamo ancora il lauro del Portogallo, una rara cerrosughera, noccioli di Costantinopoli e aceri grigi.

La presenza di un parco pubblico come questo rappresenta per il Pilastro e per la città intera una notevole ricchezza e la sua varietà botanica, insieme al permanere del carattere campestre, sono ancora tutte da scoprire.

Testo di Alessia Scenna

Si ringrazia  Ivan Bisetti della Fondazione Villa Ghigi per il contributo specialistico.

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