Abitare il PilastroCulturaSan Donato-Pilastro

Mercato Sonato

Passato e  Presente. E il Futuro?

Nel 1957 il Mercato è un bambino appena nato quando mio padre Giovanni riceve, per mano del Sindaco Dozza, il banco di fruttivendolo. Una sistemazione strutturale per gli ambulanti del “mercatino”, che fino a ieri lavoravano nelle “baracchine” improvvisate e collocate all’aperto “dall’altra parte del ponte”. I nuovi banchi generosi di frutta e verdura, insieme ai negozi di alimentari, la macelleria, la pescheria e la latteria, hanno imbandito le tavole dei bolognesi del quartiere, per tanti anni. Io ci ho passato l’infanzia, trotterellando tra un banco e l’altro quando ancora mi chiamavano “cinna” e lui si chiamava “Mercato San Donato”.Nel 2010 il Mercato è un signore di 53 anni, che si trascina stanco fra i grandi spazi ormai orfani dei banchi di frutta e verdura, in passiva attesa di una morte, così dura a venire. I negozi degli alimentari hanno le serrande abbassate, quasi a non voler vedere. Il vento, che soffia dalle finestre con i vetri rotti, alza le foglie secche a dare un senso di movimento al luogo. I due casotti delle banane ormai vuoti, ai lati del grande ingresso, sembrano vegliare sulle mura e aspettano, con nostalgia, una voce umana che rivolga loro una parola. Un gruppo di ragazzi con i loro cani entrano. Io mi allontano.

Nel 2016 tutto ciò che era andato perso del Mercato, a causa del degrado, si rigenera, fino a tornare alle sue dimensioni originali, anche se non nella stessa forma. Le finestre hanno sostituito i vetri. La facciata ha cambiato i suoi colori e  anche l’insegna. Oggi si chiama Mercato Sonato di fatto e di nome, vuoi per l’uso, vuoi per la rima e il ritmo. E Lui si stima, ma soprattutto non si sente più solo. La grande rastrelliera delle biciclette è diventata, seppur arrugginita, un complemento fondamentale per coloro che, posseggono una coscienza “green” e cominciano a promuovere l’utilizzo di una mobilità sostenibile. Entro in punta di piedi e giro lo sguardo a destra. Là, dove una volta c’era il banco del babbo, oggi c’è uno splendido pianoforte a coda. Io, che sono stata allattata a musica e ritmo e cresciuta accanto a un padre, due fratelli e un figlio musicisti, vengo pervasa da un’emozione indescrivibile. Un misto di gioia, nostalgia e profonda gratitudine per chi ha avuto la gentilezza di riportare in vita, un luogo così sacro per la mia famiglia. Il coperchio della tastiera è aperto, i tasti bianchi hanno un sorriso smagliante, sfioro quelli neri delicatamente. Sento la gioia del babbo che da lassù fa festa, accompagnandosi con il suo mandolino. Mi raggiungono due giovani ragazzi sorridenti, sono Tommaso Ussardi e Matteo Parmeggiani, i due Direttori dell’Orchestra Senzaspine, coloro che hanno pensato e creduto in un sogno: La musica non ha un senso… ne ha infiniti!  Mi accolgono con generosità e divento una delle loro prime allieve di un corso gratuito per anziani, parte di un progetto di attività comunitarie e a partecipazione pubblica, tra il ludico e il divulgativo che portano gli spettatori a diventare attivi in prima persona, nel processo di costruzione dell’offerta musicale, attraverso forme e pratiche sempre diverse.

Nel 2023 La nuova attività del Mercato compie dieci anni. Dieci anni intensissimi, dal primo concerto in Piazza Verdi nel 2013 al Coro degli Stonati, dalle stagioni alle collaborazioni con tante realtà in tutta Italia. I grandi Maestri e musicisti/e che li hanno accompagnati, il Teatro Duse, L’Accademia Chigiana di Siena, le infinite collaborazioni. La pandemia, le sfide e gli obiettivi sono stati superati e raggiunti. Non ultimo “E buio fu” un’opera musicale contemporanea in cui musica classica, elettronica e spoken word incontrano la videoarte e la danza, per proporre un modo diverso di guardare alla città di Bologna e alla sua storia. Il testo dell’Opera è stato costruito attraverso laboratori pubblici di scrittura collettiva: gruppi di narratori più o meno esperti si sono confrontati con una delle entità più temute dall’essere umano contemporaneo… l’oscurità. Io, sono una di loro. L’Orchestra si è fatta grande, ma l’attitudine resta la stessa: pop, popolare, informale. Un’eccellenza bolognese riconosciuta a livello nazionale.In mezzo a questo largo trionfo, arriva la notizia del progetto che trasformerà lo storico edificio, in uno spazio polifunzionale ultramoderno. Due anni e mezzo di cantiere e l’abbattimento del Mercato a luglio. Lui, in un primo tempo ci rimane malissimo, in fondo ha solo 66 anni e qualche acciacco, ma chi non ne ha, a questa età!. Da vecchio saggio sa però che la morte si può addomesticare. Quando i suoi segni si paleseranno non farà resistenza.

Ha avuto e dato talmente tanto, che ha la presunzione di rimanere per sempre nei cuori e nei ricordi di chi l’ha vissuto. La notizia  solleva stupore e incredulità fra l’utenza: il Mercato oggi è un centro culturale, attraversato ogni giorno da centinaia di persone, un luogo dove la cultura, la socialità e l’accessibilità si incontrano e si fondono. L’Orchestra Senzaspine ha un bacino di 500 musicisti, la Scuola di Musica accoglie 400 bambine e bambini e il Mercato Sonato conta 8500 soci. Il nuovo edificio  verrà costruito senza tener conto di queste peculiarità, perciò non sarà agibile per i Senzaspine. Ma Ussardi continua a essere ottimista.

L’unico punto interrogativo è la loro futura collocazione, elemento centrale per i Senzaspine che proprio sul quartiere, hanno puntato moltissimo. A tutt’oggi, i Senzaspine non hanno ancora una casa alternativa.

 

Testo di Licia Deligia

Foto Mercato Sonato Ass Senzaspine

Calendario attività

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