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Per evitare che ci siano altre Saman

La scomparsa di Saman Abbas è stata per circa tre mesi, fra le prime notizie di giornali e TV. Solo pochissimi hanno informato della fatwa emessa da UCOII, Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia, la più rappresentativa associazione della religione islamica.
Poiché la famiglia di Saman era di religione islamica e molti commenti di giornali e dibattiti televisivi hanno attribuito a quella matrice religiosa la responsabilità delle scelte della famiglia Abbas, abbiamo chiesto un’intervista a Yassine Lafram, Presidente di UCOII, che con grande disponibilità, ci ha risposto a stretto giro.
Cosa pensa del caso Saman Abbas?
Quello che purtroppo sembra sia accaduto sinora, sebbene ancora gli inquirenti non hanno con certezza definito l’omicidio, è atroce solo pensarlo. Si tratta di un atto tribale che non può trovare alcuna giustificazione religiosa.
Un femminicidio vero e proprio, che tenta di prendere una veste religiosa senza riuscirci, dettato da un contesto patriarcale, e dalla cultura del possesso maschile sulle donne, che è trasversale a tutte le culture.”
Cos’è e a cosa serve la vostra fatwa? E’ la prima volta che UCOII ne emette una?
“La fatwa – è un parere religioso – che sostanzialmente afferma, senza ambiguità, che nessun tipo di imposizione può essere usata in fatto di matrimonio e che i contratti di matrimonio forzati non hanno alcuna validità anche religiosamente. Pertanto, una relazione matrimoniale deve basarsi necessariamente su un pieno consenso libero e volontario, senza coercizione o costrizione.
Ricordiamo che questa non è la prima fatwa dall’UCOII, già nel 2005 ci eravamo espressi sul terrorismo con una fatwa dai toni molto duri.”
Matrimoni forzati: che effetto volevate ottenere?
Volevamo che la nostra posizione fosse chiara, ed è per questo che abbiamo optato per un strumento religioso che non lascia spazio ad eventuali dubbi interpretativi. La fatwa non sostituisce l’ordinamento giuridico italiano ma lo avvalora.”
Con la fatwa a chi volevate “parlare”?
Con questa fatwa ci siamo rivolti principalmente alle comunità Islamiche ma abbiamo voluto lanciare un segnale forte anche alle istituzioni e alla nostra società.
Cosa ci vuole dire della polemica che è esplosa fra musulmani?
C’è un sano dibattito intra-generazionale all’interno della comunità islamica perché la gravità del caso Saman ci travolge tutti.
La comunità non può rimanere indifferente di fronte a questa tragedia. Ed è necessario evitare che ci siano altre Saman”.

Intervista di Claudia Boattini e Mariella Sanna

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