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Alluvione in Romagna, continuiamo a donare

Una mano dal Pilastro, potremmo sintetizzare così l’aiuto che alcuni volontari hanno dato agli alluvionati della Romagna.

Nel ringraziarli per la generosità con la quale hanno donato tanti giorni di faticoso lavoro ai nostri vicini colpiti dall’alluvione, vi invitiamo a fare una donazione per la ricostruzione. 

Volentieri pubblichiamo questa testimonianza, raccolta da un un nostro redattore, di alcuni volontari che desiderano restare anonimi.

 

Difficile capire da dove incominciare ma si va con un paio di stivali di gomma, una pala una, scopa o un secchio, tutto può essere buono per spingere via il fango si va in una fanghiglia densa, a volte anche dura e fetida. Parcheggi l’auto distante dall’orrore, ti cambi metti gli stivali e segui gli altri. Una processione di persone, dai ragazzi ai più  grandi fino a persone che hanno visto la guerra ma questa cosa non l’hanno mai vista.

E’ una città divisa in due l’Inferno e il Paradiso perché dove la città si è salvata, forse grazie alla diga di Ridracoli, tutto è normale mentre nell’inferno di fango sembra di vivere in un incubo. L’acqua e il fango hanno travolto tutto quello che hanno trovato e hanno riempito tutto, tutto vuol dire strade, giardini, parcheggi e soprattutto case, dalle cantine ai piani terra fino al primo piano delle case ed è faticoso descrivere perché il fango uccide, so essere forte come espressione ma è stato così.

Si contano a tutt’oggi 14 vittime solo fra Forlì e Cesena, ma non solo le persone hanno trovato la morte, le cataste di rifiuti (si stimano 20mila tonnellate) cosi si chiamano ora perché ricoperti dal fango…ma non erano rifiuti, erano ricordi vicini e lontani, in un tempo che erano i giochi dei bambini, ormai ragazzi, dei bauli della nonna forse con dentro ancora pezzi di corredo che ora più nessuno userà, di una botte ancora fatta a mano con decine di bottiglie ancora piene e altre rotte perché quando siamo andati ad aiutare quelli della casa ci ha sopraffatto l’odore di un buon vino rosso tutto distrutto  tutto portato fuori sulle strade sui marciapiedi accatastato tutto insieme. C’è una valigia aperta si riconosce dalle dimensioni un abito da sposa proviamo a tirarlo fuori per chiedere se vogliono provare a…. è pesantissimo quasi in due non ci si riesce  a sollevarlo la donna lo guarda sono passati quasi dieci anni da quel giorno ed era bellissimo ora è nero del colore sbagliato scende una lacrima poi chiude gli occhi e fa cenno di no vuole ricordarselo bianco. Con l’album ce la facciamo a convincerla che si può recuperare, un laboratorio le pulisce e le ridarà  i suoi ricordi ci sembra di aver salvato una vita questo ci apre il cuore in questo inferno di fango.

Mentre togliamo fango col sorriso perché è questo che devi avere, quando hai infilato gli stivali hai fatto un bel respiro con l’adrenalina a mille e indossato anche un sorriso perché  glielo devi per dirgli che tu ci sei,  sei li insieme a loro a pulire quello che il fango ha sporcato e ti ha portato via e ti ripeti sono solo oggetti noi siamo qui per ripulire la tua casa. lo toglierai solo quando arriverai all’auto e cavando gli stivali ti accorgerai  di non averlo più…

Siamo arrivati in tanti! Gente comune, scout, esercito, vigili del fuoco, protezione civile, associazioni di volontariato, tutti da tutta Italia, da Bruniko alla Puglia dalla Liguria all’Abruzzo persino i nostri ragazzi dell’università. E’ stato ed è tutt’ora un grande aiutarsi dagli amici parenti e di quelli che non si conoscevano e lo sono diventati amici in questo disastro, ma i ragazzi sono stati veramente quelli tanti tanti tanti da avergli dedicato un motto ” Non chiamateci Angeli del fango” ma “Chi burdel de paciug“.

E’ veramente difficile  descrivere cos’è il fango insieme alla puzza nauseabonda e a tutto quello che poteva esserci nel mezzo, centinaia di auto irrecuperabili perché sommerse fino a ricoprirle, si pensava di averle messe al sicuro magari in una strada più alta, ma il fiume si è ripreso il suo letto, forse di cent’anni fa. E’ la nostra Romagna per la maggior parte territori agricoli e qui i danni sono stati disastrosi, si sono perse colture di tutti i generi dall’ortofrutta, al grano e alle viti.

Ma così tanta acqua non si vedeva da moltissimo tempo, si parla di una quantità pari a quella che di solito cade in 6/8 mesi  e il disastro non si è fermato alla pianura, cosa ancora altrettanto grave, strade franate, interi paesi isolati, centinaia di strade che non esistono più, le nostre colline stanno scendendo a valle il paesaggio sta cambiando o lo è già perché la terra continua a cedere. Si è cercato, per quanto possibile, di salvare anche gli animali e in alcuni casi si è dovuti arrivare con gli elicotteri per salvare vite umane. Non ci sono più strade e non c’è più casa, si è divisa in due gli sfollati a tutt’oggi si contano un centinaio di famiglie per il nostro comune ma non si sa se tanti altri potranno rientrare nelle loro case o dovranno lasciarne altre, l’acqua scava e continua a scavare ancora, si aprono voragini nelle strade anche non alluvionate.

Non so se ho reso anche solo una minima idea di quello che è stato e che sarà nei prossimi speriamo pochi anni, quello che tutti qui chiamano ecatombe perché il fango c’è e ce n’é tanto. Ce n’è ancora nelle fogne nei giardini e se non è fango perché il sole l’ha asciugato allora diventa polvere irrespirabile ed è ancora peggio da togliere.

Ci vorrà tempo e la forza che ho visto in queste giornate di gente che non molla, di una mamma con la bambina che da dietro alla sua auto col finestrino giù  girava piano per arrivare e dare un panino a tutti quelli che, sporchi, si davano il cambio dopo la fatica o alla coppia di ottantenni arrivati anche loro scusandosi di non poter far fatica per gli acciacchi dell’età comunque aprivano un baule pieno di ogni cibo dalla pasta a piadine o panini ma quelli buoni appena sfornati con tutti i salumi possibili immaginabili alle lasagne.

Questa è la nostra gente quella che porta avanti l’Italia quella gente che è venuta da tutte le parti d’Italia quella gente di tutti i colori Questa gente è l’Italia.

 

A cura di Alessandro Busi e Barbara Berardi

Foto di Barbara Berardi

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