Abitare il PilastroAssociazioni e comunità

Backstage di una Festa Parrocchiale di successo

Organizzare una festa potrebbe essere una cosa semplice, o anche no.

Di fatto e al lato pratico, ci sono una miriade di cose da tenere in conto, di cui non voglio certo tediarvi in questo momento facendone un elenco che risulterebbe anche noioso, ma non posso fare a meno comunque, di pronunciare almeno due parole, (giuro, solo due!) che mi vengono di pancia: Fare Comunità.

Tre anni,  che la Parrocchia di Santa Caterina al Pilastro non faceva Festa, come credo in tante altre città; il “covid” ci ha stoppato su tante cose ma, non è certo di lui che ora voglio parlarvi, voglio invece portarvi in un curioso percorso a ritroso proprio e  in occasione della Festa, ri-allacciandomi al : Fare Comunità

Già il meteo non preannunciava niente di buono, pioggia prevista per tutto il periodo della festa! Già la data della festa…(sempre la stessa da un tempo ormai immemorabile !!!) l’ormai rodato : 2 -3 e 4 giugno…e mettici pure che sono 77 anni (come tutta Italia sa) che il 2 giugno è la festa della Repubblica, e anche un agognato ponte da tanti italiani, sognando  un periodo… pre-vacanziero, insomma i presupposti non erano dei migliori, ma come spesso accade, mai dire mai….

Infatti ecco emergere quel fiero orgoglio di comunità che pareva sopito, ma che,  solleticato miracolosamente (e qui perdonate l’ardire, ma visto l’ambiente mai parola fu più azzeccata!) come dal bacio alla bella addormentata dal suo principe azzurro…la comunità ha come un sussulto!

Ed ecco emergere dai magazzini parrocchiali, sotto il sorriso soddisfatto di don Marco,  stands anche se con un  leggero odore di stantio per il troppo tempo chiusi,  panche e tavoli, tutta la zona cucina da esterno completa di zona friggitoria, frigo e freezer. E tutta una popolazione da far invidia ad un circo! Abbiamo visto affaccendarsi  “tosti umarel” di venerande età lavorare fianco a fianco a “baldi giovanotti”, fino ad orari impossibili,  tra l’altro alcuni manco della nostra parrocchia, ciò a significare un proficuo scambio con le parrocchie confinanti, e tutto gestito e capitanato da una coppia che secondo me, passerà alla storia per la stoicità  con cui hanno affrontato le bordate delle maree che arrivavano da poppa e da prua…

Matteo e Ilaria, questi i nomi della fantomatica coppia (con quattro figli, 4!) che,  per chi non lo sapesse, ha avuto la brillantissima idea di rilanciare la Festa della Parrocchia post-covid! Hanno coinvolto (e sconvolto!) tutti e… tutto quello che si poteva,  i due incoscienti e superlativi…e  Scout! Ebbene si, chi conosce la sottoscritta, sa che sono un pò (ma solo giusto un pochino ) di parte. Onestamente? Ho fatto spudoratamente il tifo per loro e per tutti quelli che han fatto parte dell’organizzazione.

E’ così, che abbiamo potuto assaggiare venerdì 2 giugno un’ epica “Cena Etnica” ! Grazie anche alla superba organizzazione (bisogna dirlo!) di  Ilaria e Giulia della Casa Famiglia Giovanni XXIII,  affiancata da una  Katia, parrocchiana super attiva, infervorata dalla partecipazione di ben UNDICI NAZIONALITA’ diverse, che ci hanno fatto gustare sapori e profumi di genti nuove dei loro paesi di origine. E qui, non mi stancherò mai di ripetere l’incredibile  ricchezza  di etnie che convive nel nostro rione; ed è proprio grazie a questo, che Giulia e Katia in particolare,  sono riuscite a coinvolgere a loro volta tante famiglie, così da poter avere una incredibile marea di piatti di altri paesi. Il tutto è stato ripagato dall’afflusso di gente, che venerdì 2 giugno, primo giorno della festa, ha praticamente invaso il piazzale antistante la parrocchia, che, bardata a festa dalle bandierina colorate come si conviene, ha accolto tutti i visitatori, richiamati dall’aria festaiole che si respirava. E giusto per aggiungere ancora, non scordiamoci le super crescentine! Infatti nello stand della cucina, conosciuta anche come “tradizionale sauna”  della festa (immaginate tre angoli cottura con tre padelle in un continuo bollore, in uno stand praticamente quasi al chiuso, e capirete il perché l’ho chiamata sauna!) ove si alternavano i vari Enzo, Mario, Claudia, Silvia, Teresa, Paolo, Roberto, Giancarlo,  Monica e Alice, Antonella, Giovanni, Betta, Elena e Simonetta e…scusate ma non ricordo tutti i nomi...  indaffaratissimi tutti a farcire, incartare e consegnare le super crescentine, che…dopo il piatto etnico naturalmente, e assieme alle patatine fritte, sono state il  “must” della festa di venerdì.

 

Come non parlare poi dello stand di Elia e delle sue bellissime creazioni, fruttate durante il lock-down, collane e orecchini e non solo, volendo anche da personalizzare,  e Maria, la mamma di Mara? Nel suo angolino multicolorato di collanine e braccialetti tutto a un euro massimo due! E Nerina, Diana e Gemma  al banchetto dei fiori e delle erbette, basilico compreso? …ma che per averle dovevi vincere sollevando il famosissimo tappo. Chi non conosce il gioco del tappo alzi la mano. E Marina con i suoi braccialetti di filo di cotone da intrecciare anche fra i capelli? E gli assurdi e improbabili indovinelli di Ele? in uno stand troppo piccolo perché sempre pieno stipato  di bambini attirati dai giochi… RICICLATI, frutto di faticose e fruttuose (per la verità) ricerche, in giro per il rione, fra amici, conoscenti e generosi negozianti. I giochi, ( sottolineo) di cui ” buona parte riciclati” venivano faticosamente aggiudicati,  indovinando i “pazzeschi e mostruosi” indovinelli proposti dal direttore artistico dell’infernale stand gestito da Ele. Personaggio carico di entusiasmo, ( ahimè non di gioventù) che nonostante l’età,  è riuscito, grazie anche alla collaborazione della sottoscritta,(sua moglie) a vuotare lo stand! Con vivi ringraziamenti dal parte del nostro garage!…(n.d.r.)

Vogliamo parlare anche dell’angolo racconto “Kamishbai”,  per i più piccoli, prestato generosamente dalla Biblioteca Luigi Spina”. Il Kamishbai è un antica arte giapponese che si rifà al racconto di strada. Erano solo gli uomini che si cimentavano in questa antica arte del narrare, giravano (fino al secolo scorso) in bicicletta, con un piccolo telaio di legno a forma di teatro, montato sul portapacchi, dentro questo telaio,  venivano inseriti dei fogli con magnifici disegni che rappresentavano delle storie, che il ciclista narratore raccontava con sapiente arguzia, e, particolare degno di nota,  non finiva mai la storia; perchè di solito si trascinava il pubblico, verso il villaggio successivo, dove per mantenersi, vendeva dei piccoli dolciumi. Ora, visto che la sottoscritta, aiutata dai consigli delle due amiche bibliotecarie (Giulia e Marika) si è cimentata anche in questa avventura da “raccontastorie” volevo rassicurare i genitori del mio piccolo pubblico, che non ho di certo trascinato i piccoli spettatori fuori dall’angolo della parrocchia, peraltro recintata.

A parte gli scherzi, naturalmente e purtroppo, grazie al meteo, abbiamo potuto fregiarci anche noi di due giorni di acqua a catinelle, sabato 3 e domenica 4 , ma la cosa non ha spento certo l’entusiasmo di tutti gli addetti ai lavori della festa, che non hanno di certo abbandonato stoicamente le loro postazioni, resistendo anche con… gli ombrelli. Per cui abbiamo potuto gustare anche i dolcetti, le torte e le macedonie di frutta fresca “dell’Angolo Ristoro”  di Damiana e suo marito Nicolò, che  in considerazione alla posizione strategica, (praticamente presso  l’ufficio Pubbliche Relazioni della Parrocchia) fra una piovuta e l’altra, in tanti, han trovato riparo fra i dolci e i caffè del suo angolino. Abbiamo visto transitare spesso Nicolò con vassoi pieni di goloserie tagliate in porzioni,  preparate dai parrocchiani, a parte la sua “macedonia fresca DOP” preparata da lui personalmente.

E se venerdì, la prima serata è andata grassa e senza pioggia, abbiamo per fortuna potuto godere dello spettacolo teatrale  “L’incontro e Lo Sguardo” recitato da un folto gruppo di vivacissimi attori in erba; la serata di sabato, con fuoco di bivacco previsto è stata realizzata cmq senza il fuoco, con canti e schitarrate alla maniera scout, della serie “noi non ci arrendiamo”!  Così siamo arrivati anche a domenica, e la pioggia non ha dato tregua, (credo che a tanti siano spuntate le branchie!)  ma nonostante l’acqua, con lo spettacolo delle “VOICES IN COLOUR” dirottate poi, vista la necessità , nel piccolo teatro della parrocchia, si è conclusa la festa della parrocchia comunque… in allegria. Il coro tutto al femminile ha solleticato le nostalgie di tanti, rievocando musiche e canzoni inneggianti la pace, l’amore e l’amicizia ed era accompagnato magistralmente dal suono di due chitarre, un percussionista e dalle struggenti note di una fisarmonica. Degno di nota il canto finale che ha coinvolto la platea, parroco compreso, il leitmotiv (purtroppo della stagione delle piogge) di quest’anno, l’indimenticabile e inossidabile “Romagna Mia”…E giusto per non dimenticare nessun angolo, l’immancabile lotteria finale, anticipata alle 20,30, (manco a dirlo per… pioggia) gestita da Carlo e Stefano ha coronato la festa, disseminando di premi i resistenti e annacquati  partecipanti.

Cari lettori, ho voluto rendevi partecipi di alcuni momenti di  quello che è stata la festa della parrocchia del nostro rione, certo in maniera anche un pò ironica, (non me ne vogliano coloro i quali sono stati presi di mira dalla sottoscritta) ma volevo giusto farvi conoscere lo spirito che  anima “una festa della parrocchia”  ancora meglio, se quella parrocchia è anche la “nostra”, formata da gente semplice che vive, respira e opera vicino a noi;  gente che come tanti che ci circondano, donano il loro tempo gratuitamente,  anche se alle volte può essere faticosamente …umido.

Nient’altro da aggiungere, grazie per l’attenzione …passo et chiudo.

 

A cura di Mariella Sanna 

Foto di Mariella Sanna e Silvia Zangherini

 

 

 

 

 

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