Abitare il Pilastro

Uno spettacolo alla ricerca della verità sulla UNO BIANCA

Credevo di sapere già molto sulla banda della Uno Bianca. Ma molto di più c’era da sapere. Me ne sono resa conto assistendo alla rappresentazione teatrale Uno Bianca Reload.  Uno spettacolo/inchiesta in tre atti di Paolo Soglia e Donatella Allegro.
Preciso e pulito nell’esposizione, il racconto traccia le tappe della “banda dello Uno Bianca” negli anni della sua attività (più di otto anni) con la narrazione delle stragi compiute ma anche delle incongruenze delle indagini e dei veri e propri depistaggi che ci sono stai.

Ho intervistato Paolo Soglia, giornalista e autore, su questo spettacolo e i suoi contenuti.

Redazione Lo spettacolo da lei rappresentato è del 2023, un trentennio dopo le stragi della banda. Da che cosa è nata l’idea di fare questo spettacolo?
Paolo Soglia Negli anni ‘90, gli anni in cui la banda della uno bianca era operativa, io lavoravo a Radio Città del Capo e mi sono occupato molto della vicenda. Radio Città del Capo fece delle inchieste e si produssero materiali.
Nel 2022 decisi di assemblare tutti questi preziosi materiali e di creare la serie you tube “Uno Bianca Reload”: una serie di 6 mini inchieste tutt’ora visibili sul mio canale you tube Countdown – storie dal vivo.
Alla fine del 2022 la scelta di compiere un ulteriore passaggio: produrre uno spettacolo/inchiesta di tipo teatrale che desse una visione più antologica e completa di tutta la vicenda, dalle origini alla conclusione, con la fondamentale collaborazione alla regia di Donatella Allegro.

Redazione Quale è l’obiettivo di questo spettacolo? Ha avuto riscontri-successo?
Paolo Soglia Lo spettacolo si propone di far emergere tutte le criticità e i fattori di dubbio nel non aver individuato per tempo gli elementi criminali, i fratelli Savi, all’interno della polizia, anche in presenza di forti indizi.
Lo spettacolo è stato “inaugurato” nel gennaio 2023 al Candilejas, locale bolognese in zona Corticella ed è stato replicato in vari comuni del bolognese (Zola Predosa, San Giorgio di Piano, Castel Maggiore);
È stato inoltre rappresentato al Festival dell’Unità di Bologna e anche a Milano nell’ambito della Festa di Radio Popolare.
Noi non siamo all’interno di un organizzazione teatrale; non è uno spettacolo che va in cartellone. Ma abbiamo altre richieste per nuove rappresentazioni.
Possiamo dirci soddisfatti sia per l’accoglienza del pubblico ma anche, la cosa che ci rende particolarmente orgogliosi, per il consenso ed il riconoscimento avuto dai familiari delle vittime.

Redazione Entriamo nel merito dei contenuti Paolo Soglia Nella storia dell’attività della banda della uno bianca un punto di passaggio fondamentale è stato quello dell’uccisione dei due Carabinieri Cataldo Stasi e Umberto Erriu a Castel Maggiore nel 1988. A mio parere lì c’è lo snodo, la trasformazione organizzativa della banda, che fino ad allora agivano prevalentemente facendo rapine ai caselli autostradali tra Bologna e la Romagna.
Nella vicenda dell’uccisione dei due carabinieri di Castel Maggiore è particolarmente importante il depistaggio messo in opera da Domenico Macauda (allora brigadiere del nucleo operativo Carabinieri di Bologna). Questi depistaggi seriali andavano sistematicamente ad allontanare i sospetti dal poliziotti colpevoli.
Questo è l’elemento centrale che ha ancora una valenza giuridica, perché il concorso in omicidio non cade in prescrizione e, qualora fosse confermato, sarebbe un reato ancora perseguibile.

Redazione Da quanto dice, gli elementi probatori che potevano portare a un più precoce riconoscimento dei colpevoli della banda erano molti. Come ha potuto agire per tanto indisturbata senza che i colpevoli venissero riconosciuti?
Paolo Soglia È evidente che è stata una totale incompetenza nella gestione delle indagini, una sottovalutazione di elementi importanti, altrimenti questa banda non avrebbe potuto agire impunemente.
Ma, dal punto di vista strettamente giudiziario queste incompetenze, anche qualora fossero provate, non sono più perseguili, dopo 34 anni è tutto caduto in prescrizione, purtoppo.
Mentre invece la possibilità che emergano nuovi elementi che provano un favoreggiamento alle operazioni della banda, e magari portino ad individuare appartenenti alla banda non siano mai stati scoperti non è una ipotesi impossibile o del tutto remota.
Cosi come quella di appurare eventuali coperture a più alto livello sulle operazioni della banda.

Redazione Il territorio del Pilastro è stato colpito direttamente dall’attività della Banda. Al di là e oltre il trauma e la sofferenza per la morte atroce dei tre giovani carabinieri Moneta, Mitilini e Stefanini il 4 gennaio del 1991, per anni il Pilastro è stato vissuto e rappresentato a livello nazionale come una zona  “pericolosa”. Ci può commentare questo fatto?
Paolo Soglia La vicenda della strage del Pilastro fa parte di una strategia complessiva di depistaggio. È importante ricordare che venne forzatamente istituita una pista di indagini che niente aveva a che fare con quella che poi in realtà si è appurata essere la realtà e la verità dei fatti .
Alcune incongruenze nuove sono anche emerse. Per esempio il presunto depistaggio e le telefonate fatte da un carabiniere al padre della super testimone Simonetta Bersani, delle pressioni perché continuasse ad affermare una certa verità che poi si è dimostrata falsa
È ammissibile pensare che insieme alla disinvoltura e all’incompetenza possa esserci stata anche una strategia più vasta e depistatoria.
Va ricordato inoltre che dopo il triplice omicidio il Pilastro fu investito da un’operazione massiccia di repressione ad opera dell’antiterrorismo, con oltre un centinaio di arresti.
Questa operazione repressiva in grande stile venne giustificata con una teorizzazione: nel territorio bolognese, e al Pilastro in particolare, si era sviluppata una nuova mafia, la “quinta mafia” (dopo la Mafia siciliana, la N’drangheta, la Camorra e la Sacra Corona Unita pugliese) questo per dire che si è andati oltre il singolo fatto repressivo andando a creare una dinamica che poi ha anche in inquinato le indagini nei mesi e negli anni successivi.

 

Ringraziamo Paolo Soglia della sua cortese disponibilità.

Foto Paolo Soglia

Intervista di Ingrid Negroni

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