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Un volo di colomba dal Pilastro all’Ucraina

Abbiamo già conosciuto Matteo e Giulia, responsabili della Casa Famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII con un nostro articolo del 2016 (https://www.pilastrobologna.it/2016/04/28/una-casa-famiglia-al-pilastro/)

Riprendiamo oggi, con un nuovo incontro, il dialogo con Matteo per chiedergli di parlarci della sua recente esperienza in Ucraina.

“Recentemente ho trascorso alcune settimane in Ucraina, e più precisamente a Nicholaev, come volontario di Operazione Colomba (https://www.operazione colomba.it) che è il Corpo Non-violento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII. (https://www.apg23.org)

I volontari di Operazione Colomba che si sentono chiamati a questa missione hanno come fine quello di condividere la loro vita con gli ultimi, i più bisognosi, in special modo le vittime di conflitti armati, siano esse di una o dell’altra parte belligerante. Perchè anche quando c’è chiaramente un aggredito e un aggressore, come in Ucraina, chi soffre, gli ultimi appunto, sono ovunque. Cerchiamo perciò non di essere “equidistanti”, ma “equivicini”, come diciamo noi,  attraverso  una condivisione diretta delle loro stesse condizioni di vita, vittime di conflitti dimenticati, in Palestina, in Libano, in Colombia, in Siria. E ora in Ucraina.

Il primo passo (siamo nell’aprile del 2022)  fu fatto da alcuni volontari che si recarono a Leopoli, a poche settimane dall’inizio dei combattimenti. In quella circostanza nacque ben presto un coordinamento fra le associazioni presenti,  coordinamento cui fa dato il nome di Stop-the-war-now (stopthewarnow.eu.) che organizzò subito una prima colonna di aiuti umanitari: 80 pulmini stipati, che nel viaggio di ritorno caricarono più di 500 profughi permettendo loro di uscire dal Paese e riparare all’estero.

Affianco di questo tipo di interventi, Operazione Colomba ha operato la sua condivisione di vita con la popolazione civile a Leopoli, a Kiev, a Odessa, oggi a  Nicholaev, in futuro a Kerson.

A Nicholaev siamo presenti in una struttura messa a disposizione dalla Chiesa Evangelca che prima del conflitto ospitava un centro di recupero per alcolisti e tossicodipendenti; attualmente vi si accolgono sfollati interni. Noi viviamo con loro condividendone tutti i problemi e le limitazioni: una pratica che agisce positivamente sul morale di chi ha dovuto lasciare di punto in bianco TUTTO. Man mano i rapporti si consolidano e si approfondiscono e diventiamo tutt’uno con loro.

La presenza di noi volontari in questo piccolo bunker ha permesso anche di stabilire tutta una serie di collaborazioni con enti italiani ed esteri. Sovente arrivano camion (per lo più dalla Danimarca) che trasportano aiuti e che vengono a scaricare da noi. Successivamente noi ci occupiamo di smistare con i nostri pulmini le derrate distribuendole nei villaggi isolati delle vicinanze.

La mia decisione è nata da una riflessione sul mondo del pacifismo al quale anch’io sento di appartenere, nel quale è frequente sentire tanti discorsi, ma poi quelli che veramente agiscono, si muovono, si schierano, combattono per portare un ‘aiuto concreto, sono pochi. Tutti dovrebbero farsi delle  domande su come affrontare questa cosa, per evitare quello che io definisco “pacifismo da salotto”. Per carità, non tutti hanno la possibilità di mettersi in gioco direttamente, ma la non-violenza va vissuta altrimenti è nulla. Riflessioni come questa mi hanno spinto a partire. Non potevo immaginarmi fra qualche anno a parlare con i miei figli di questa guerra senza poter portare nessuna testimonianza del mio impegno; domandandomi perché, se io ho la fortuna di poter partire, di potermi organizzare, perchè non farlo? Non fare niente, è fare qualcosa in realtà.

Nel salutare e ringraziare Matteo, ricordiamo che Operazione Colomba è aperta a tutti; non sono richieste prestazioni o competenze specifiche. Ricordiamo inoltre che  è in via di organizzazione una nuova carovana che partirà ad aprile. Informazioni ulteriori si possono ricavare dai siti citati nell’articolo.

a cura di Lino Bertone

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