Abitare il Pilastro

Indovina chi ti invita a cena?

Poco tempo fa io e mio marito Ele, abbiamo ricevuto un piacevole e insolito  invito.  Una giovane coppia di nostri vicini di casa, provenienti dal Bangladesh, ci ha inviato un simpatico cartoncino azzurro, dove specificando data e ora, diceva che eravamo invitati a festeggiare  il futuro  “Little Lyon” (piccolo leone) in arrivo: la nostra giovane vicina di casa è al settimo mese di gravidanza, e stando alle  loro  tradizioni, è il momento di considerare quella piccola vita una persona a tutti gli effetti.  Ecco il motivo dell’invito. Quindi  fortemente incuriositi di poter in qualche modo conoscere meglio i nostri giovani amici, soprattutto in virtù delle loro origini orientali, accettiamo con entusiasmo e armati di un bel mazzo di fiori, ( non conoscendo le loro abitudini, per evitare gaffes sui regali, ci siamo tenuti sul generico) ci presentiamo all’appuntamento in ritardo di un quarto d’ora per non sembrare esageratamente puntuali.  E qui,  io e il mio consorte caschiamo nella prima gaffe! Infatti siamo arrivati molto e troppo…in anticipo! Così ci è stato detto, con molto garbo e con un sorriso disarmante  da un giovanissimo parente, un ragazzo che fra le altre cose, aveva abitato per qualche anno nel nostro stabile, tornato per l’occasione. In corretto italiano, ci spiega ridendo, che in oriente la puntualità non esiste! Infatti al nostro arrivo, ( essendo tutt’uno l’ingresso, il soggiorno e la zona cottura, occupata in quel momento da una coppia di parenti che cucinavano immersi in una nuvola di vapore speziato) i pochi presenti avevano una espressione indefinita,  fra l’imbarazzo e la sorpresa. All’arrivo dei futuri genitori però, alla sottoscritta viene un lampo di genio, e approfittando della confidenza, dovuta al fatto che comunque conosciamo questa bellissima coppia, esordisco dicendo che, visto e considerata la troppa puntualità da parte nostra, ma soprattutto anche, che eravamo i primi  in quel momento, sarebbe stato meglio tornare a casa e ritornare mezz’ora più tardi, così da dare il tempo di finire anche i preparativi.  Gli sguardi di perplessità dei due coniugi mi avevan fatto venire i brividi,  pensando a chissà quale errore diplomatico potessi  aver  scatenato con la mia dannata impulsività, ma che invece veniva accettata con due sorrisi, e  con la promessa che il ritardo  fosse solo di mezz’ora. Quindi io e il mio consorte usciamo fra tanti sorrisi e inchini e …sudati dall’imbarazzo! Sfociato poi in una fragorosa risata “scarica tensione” in ascensore. Che figura!

In ogni caso, esattamente mezz’ora dopo, rieccoci davanti alla porta dei nostri ospiti. Stavolta dietro la porta c’erano  proprio i nostri due vicini, vestiti in bellissimi e colorati abiti tradizionali. Lui con un “Caftano” damascato nei toni del tabacco, con pantaloni in tono e comode ciabatte di pelle marrone, lei avvolta in un “Sari” dai colori dorati, che mostrava con orgoglio il suo pancione. Una bellissima  sciarpa dorata,  che di consueto copre il capo, le scivolava continuamente dalla testa. Nel frattempo, da una delle camere fuoriesce la coppia che prima cucinava, anche loro elegantissimi; in particolare la signora, (abbiamo poi scoperto essere la zia della futura mamma) aveva drappeggiato dalla testa alle spalle, una grande sciarpa credo di seta, di un turchese abbagliante e completamente ricamato in perle con motivi d’oro, insomma avevo gli occhi pieni di colori d’oriente! Io e mio marito nel frattempo captiamo che, assieme ad un altra signora,  siamo gli unici ospiti italiani, tutti gli altri erano parenti  venuti per festeggiare la coppia, una decina di persone in tutto, qualcuno proveniente dal Belgio, qualcuno da Londra, tutti comunque originari del Bangladesh. Era una mescola di suoni, di colori e di risate. Ele ed io eravamo elettrizzati, era un po’ insolito per noi,  venire ospitati da persone di nazionalità così diverse dalle nostre, così ci siamo lasciati avvolgere da quell’atmosfera, piena di profumi e di attenzioni da parte di quella gente così ospitale.  Solo un particolare sembrava anacronistico,  erano tutti equipaggiati da smartphone e cellulari ultima maniera! Infatti uno degli ospiti si era anche messo in contatto diretto con alcuni parenti di Londra, che non potendo essere presenti fisicamente, lo facevano on-line. Insomma uno spaccato familiare comune a tanti e di  tante altre parti del mondo.

Ho dimenticato di specificare che tutta una parete del soggiorno della casa dei nostri vicini, era stata addobbata con palloncini azzurri, fiocchi e nastri vari e lucine colorate azzurre e bianche, questo a indicare con orgoglio che il futuro nascituro sarebbe stato un maschietto, il tutto non certo molto diverso dalle nostre tradizioni. Poi dopo le mille foto di rito con tutti gli ospiti a turno, arriva il momento del cibo!
Vengono quindi  scoperti vari contenitori  pieni di piatti tradizionali della cucina bangladese. E via  a  carni di manzo, pollo e oca, che, ci spiega il padrone di casa, vengono acquistate solo in determinate macellerie, in quanto loro, musulmani osservanti, possono consumare solo carni completamente dissanguate: per loro il sangue è considerato impuro. Insomma il nostro ospite ci spiega le varie pietanze e le spezie usate, così noi, presi dalla curiosità incominciamo gli assaggi di tutto. Mio marito, goloso come pochi, si lascia attirare da alcune verdure messe in bell’ordine,  impastate a forma sferica, della grandezza di  una grande arancia e su un piatto di portata, ma che invece insospettiscono la sottoscritta, e il sospetto diventa certezza quando vedo gli occhi stralunati del mio Ele e quelli dell’altra signora italiana, vegetariana dichiarata; le verdure erano state abbondantemente condite, non solo da spezie, ma da una qualità e in quantità notevole, di peperoncino particolarmente piccante!
Subito, in soccorso dei due, compare un inaspettato bicchiere di latte a smorzare gli effetti piccanti di quelle verdurine  per  palati non abituati!
E vogliamo parlare dei dolci? A parte la classica torta all’occidentale ricoperta di una azzurra e improbabile  glassa zuccherosa, la mia attenzione viene attirata da varie frittelle in varie forme: fritte naturalmente! manco a dirlo! Avevo il colesterolo che faceva la hola e i trigliceridi che cantavano!
Ricche di spezie, dolcificate con miele e zucchero!  Sfoglie varie, sottili e non,  realizzate con farine di grano e di riso, ripiene di cocco macinato e di piccolissimi, (ma proprio piccoli!)  strozzapreti, perlomeno questa era la loro forma (giusto perché  capiate) cotti nel latte di cocco e dolci come il miele! Insomma credo di aver assaggiato tutto, con i nostri ospiti che facevano a gara a porgerci le loro prelibatezze, visto il goloso interesse mio e del mio consorte, insomma non ci siamo fatti sfuggire nulla!

Ma la soddisfazione che abbiamo letto nei  loro visi era di una genuinità impagabile. Per un pezzo mi porterò il ricordo di questa cena, i colori, i suoni e il profumo dei loro cibi speziati, di cui si sente tanto parlare, ma soprattutto per aver assaporato anche solo per qualche attimo, uno spaccato di vita diversa dalla nostra, certo,  ma per quanto mi riguarda neanche poi tanto, soprattutto per gli affetti familiari, di cui comprendo il valore, credo, non molto diverso dal nostro.
Testo di Mariella Sanna

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